Da MicroMega 4/2000 [Acquista il numero completo]
Il Cavaliere e la Morte
Il Cavaliere, girando campagne e campagne, s’imbatté in una vecchia scheletrica, vestita di nìvuro, con una lunga falce in mano. La riconobbe subito e fece fare uno scarto al suo cavallo.
«Schifosa comunista!», murmuriò.
La Morte era d’orecchio fino e lo sentì. Si mise a ridere.
«Tutte me le hanno dette! Ma comunista mai! Si può sapere perché?».
«E chi è più comunista di te? Tu consideri tutti allo stesso modo, ricchi e poveri, belli e brutti, re e pezzenti! E questo non è giusto, gli uomini non sono eguali. Io, per esempio, sono il Cavaliere, l’uomo più ricco di questo paese, milioni di uomini mi ascoltano, mi seguono…».
«Basta, basta», l’interruppe la Morte che non era né comunista né liberale, ma solo una grandissima carogna, «mi hai convinto. Tu sei degno di un trattamento speciale, avrò un occhio di riguardo. Ti dico l’anno, il mese, il giorno, l’ora, il minuto primo e il minuto secondo della tua morte».
E glielo disse, scomparendo.
Il Cavaliere, paralizzato dallo scanto e incapace di fare altro, cominciò a contare i secondi che passavano, passavano, passavano, passavano…
Il bene pubblico
Mentre se ne stava stinnicchiato al sole, al Cavaliere scappò un bisogno urgente. Visto che la spiaggia era deserta, s’arriparò darrè un cespuglio. In quel preciso momento vide passare uno scrafaglio merdarolo che faticosamente trascinava nella sua tana una pallina di sterco.
«Ti basterà per mangiare tutta l’invernata», spiò il Cavaliere.
«Non credo», arrispunnì lo scrafaglio. «Siamo tutti preoccupati. Quest’anno, tra una cosa e l’altra, abbiamo raccolto picca e nenti. Rischiamo tutti la fame».
«Ci sono qua io!», disse il Cavaliere.
E fece il bisogno suo. Sul quale si gettarono tutti gli scrafagli merdaroli inneggiando alla generosità del Cavaliere.
Il Cavaliere e la mela
Quand’era picciliddro, e quindi non ancora Cavaliere, il futuro Cavaliere vide un compagnuccio che stava a mangiarsi una grossa mela.
…