L’inquinamento in Italia è un enorme e trascurato problema

La situazione dell'inquinamento in Italia è fortemente critica, una delle più gravi e compromesse d'Europa. Eppure, stentiamo ad acquisire una consapevolezza condivisa del problema, anche per via del fatto che soluzioni lineari e non contraddittorie, in realtà, non esistono.

A fine settembre 2023, un rapporto del Guardian ha richiamato l’attenzione sull’annoso tema della qualità dell’aria comparandola tra diverse zone di tutta l’Europa. Possiamo osservare come la situazione di inquinamento in Italia sia tra le peggiori del continente e che l’emergenza più grave è localizzata nella pianura padana, che da sola ospita un quarto della popolazione italiana e la costringe e respirare un’aria tra le peggiori d’Europa.
Le origini del problema sono ben note: la conformazione chiusa tra Alpi e Appennini crea un calderone protetto dai venti, che faticano a spazzare via gli inquinanti prodotti dall’alta densità di attività umane presenti. Il buco nero della Pianura Padana però non deve distrarre dalla condizione del resto del paese che è tutt’altro che rosea: a Trento si sta peggio che nel centro di Parigi, solo per fare un esempio. In generale, l’area è pessima in ogni piana o conca con attività umane di rilievo, che siano il Valdarno, la Conca ternana, Roma, Napoli e dintorni; tutti posti che tirano un sospiro di sollievo quando si trovano escluse dalle “10 città più inquinate” secondo le classifiche nazionali, ma che dati alla mano stanno tutt’altro che bene. Nel complesso, la situazione nazionale è sufficientemente critica da non poter essere scusata per le specificità della pianura padana, anche considerato che non mancano situazioni assimilabili ma che se la cavano molto meglio (una su tutte, l’area metropolitana di Zurigo, con i suoi 1,3 milioni di abitanti).

Eppure, raramente cittadini e istituzioni considerano questa problematica per la sua reale gravità. Ci sono diversi motivi che possono questa distrazione. Certamente, l’inquinamento non crea notizie di grande impatto: è sì causa di circa 60.000 morti all’anno (Rapporto EEA-EIONET 2022), ma sono morti silenti, meno impressionanti rispetto alle immagini di un incidente o una sparatoria. Soprattutto, è un problema molto complesso e pieno di contraddizioni apparenti.

La complessità nasce innanzitutto dalla varietà di sostanze e fonti inquinanti. Ognuna di esse ha effetti sulla salute e andamenti differenti. Non è raro imbattersi in situazioni contraddittorie, territori che vedono contemporanee notizie di miglioramento e peggioramento, perché magari è calato un inquinante e un altro è salito. Quando capita, è comune vedere dibattiti, anche a livello politico locale, in cui sembrano confrontarsi universi paralleli differenti tra chi dice che le cose vanno bene o male. In tutto questo, l’alto numero di sostanze inquinanti su cui ci si può basare per valutare la qualità dell’aria non aiuta. Queste infatti includono, limitandosi ai soli attori principali, gas (monossido di carbonio – CO, ozono – O3, gli ossidi di azoto – NOx, l’ammoniaca NH3), molecole più pesanti (benzene, benzopirene, formaldeide e altre rientranti genericamente tra i VOC) e infine il particolato (PM10 o PM2.5). Il particolato è anche l’indicatore di maggior rilievo, a causa dei suoi gravi effetti per la salute ai livelli di esposizione correnti. Non è che gli altri inquinanti facciano bene ma, nella situazione attuale, è il particolato ad avere l’impatto maggiore. Sempre sul particolato, infatti, si basano la maggior parte delle determinazioni della qualità dell’aria, inclusa quella del Guardian riportata inizialmente e su cui ci si concentrerà in questo articolo.

Particolati
Il particolato è composto non da molecole, ma particelle solide o liquide con una composizione molto variabile (carboniosa, metallica, pollini…). Si classificano a seconda del loro diametro: il PM10 sono tutte le particelle con diametro entro i 10 micron, mentre il PM2.5 sono quelle entro i 2,5 micron. Queste dimensioni sono una sorta di misura di mezzo perché le polveri possano restare a lungo sospese in aria, finché non piove o il vento non le porta via: le particelle più grosse e pesanti cadono in fretta al suolo, le più piccole nel range delle “nanoparticelle” sono instabili e cercano di legarsi a qualcos’altro – ci troviamo nella dimensione dei virus, anche quello del COVID-19, che è grande 0,1 micron, viaggia nell’aria all’interno di goccioline di acqua. Particelle di dimensioni micrometriche sono quindi sufficientemente piccole per viaggiare in atmosfera, e penetrare in profondità nelle cellule del nostro organismo superando i filtri naturali del nostro sistema respira…

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