I disillusi, nuovo bacino potenziale per la sinistra

In Italia è sempre più presente una categoria di cittadini, quella dei disillusi. A differenza dei cittadini non civici, generalmente disinteressati alla cosa pubblica, i disillusi vi partecipano ma con scarsa fiducia nel sistema e nei partiti. La sinistra potrebbe trovare una nuova identità e una nuova missione compattando questo fronte e offrendogli un nuovo orizzonte politico, attraverso l’alleanza sociale tra classi creative e neoplebe.

Quando, all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, Robert Putnam iniziò la sua ricerca sulle differenze regionali in Italia, si concentrò sul nesso causale tra la dotazione del capitale sociale e il rendimento istituzionale – in sostanza la qualità delle istituzioni. A suo parere il capitale sociale coincide sostanzialmente con la “virtù civica”, ovvero con la cultura della fiducia interpersonale e della collaborazione tra i gruppi. Nel famoso libro del 1993, Putnam e collaboratori sostennero che il cattivo funzionamento delle istituzioni delle regioni dell’Italia meridionale, rispetto a quelle del Nord, non dipendesse tanto dal divario di sviluppo economico, quanto dalla minore disponibilità di cultura civica.[1] A sua volta, questa divergenza fu da lui attribuita ai differenti percorsi storici e politici di un’unificazione nazionale tardiva, dove nelle regioni del Sud incisero in maggior misura la bassa scolarizzazione, il lascito dell’assolutismo borbonico e l’influenza retrograda della Chiesa cattolica. Sul piano empirico l’indice del capitale sociale di Putnam si fondava sulle due dimensioni analitiche della partecipazione politica e della partecipazione civica. La sua idea, semplice e potente, era che il capitale sociale si forma, si accumula e circola a misura che le due dimensioni della partecipazione (grazie anche alla fiducia che sprigionano) si tengono e rafforzano a vicenda. Ma è proprio questa idea cruciale che oggi va rimessa in discussione. Se vogliamo capire che cosa sta succedendo, nella vita collettiva del Belpaese, dobbiamo esplorare distintamente la partecipazione politica e quella civica. È quanto emerge da una ricerca che abbiamo svolto assieme a Mauro Maltagliati e Roberto Cartocci.[2]

A differenza di Putnam, per costruire la distribuzione della cultura civica in Italia impieghiamo dati individuali (cioè derivanti da sondaggi), anziché dati aggregati.[3] La nostra indagine non si limita alla costruzione di un indice complessivo di capitale sociale volto a individuare una sorta di classifica delle regioni più e meno civiche del Paese. La tecnica che abbiamo scelto ci permette di identificare diversi tipi di civicness e di descriverne la distribuzione regionale. Più esattamente, esaminiamo la distribuzione, all’interno di ogni regione, di tre tipi di cittadini: i civici, i non civici e i “disillusi”. Mentre i cittadini civici si caratterizzano per la loro elevata fiducia e partecipazione politica e sociale e quelli non civici sono apatici, sfiduciati e disinteressati alla vita politica e sociale del Paese, i disillusi sono un tipo nuovo, estraneo all’orizzonte concettuale di Putnam, che combina alcune caratteristiche del primo tipo con alcune caratteristiche del secondo. I disillusi, che coprono il 37% del nostro campione, mettono in discussione la congruenza tra i due principali indicatori atti a rilevare il capitale sociale: la partecipazione politica (che si esprime come fiducia nelle istituzioni pubbliche) e la partecipazione civica (che si manifesta nell’impegno sociale). Essi sono persone che si interessano alla vita politica, seppur con una profonda diffidenza delle istituzioni. Sono italiani informati, scettici e disincantati, vale a dire persone sensibili ai problemi sociali, alla cui soluzione in qualche modo partecipano, ma profondamente convinti dell’inefficienza delle istituzioni e della politica (locale, centrale ed europea). Il loro profilo sociodemografico è interessante: hanno un’età media leggermente superiore agli altri due tipi di cittadini (48,2 anni, contro i 47,9 dei civici e i 46,7 dei non civici), sono tendenzialmente colti (il 21% è laureato, contro il 20% dei civici e il 12% dei non civici), hanno un’occupazione stabile (il 57% dichiara di avere di essere occupato contro il 53% della classe dei civici e il 46% dei non civici) e spesso svolgono attività professionali di natura dirigenziale o impiegatizia (il 45% contro il 43% dei civici e il 29% dei non civici). Le percentuali più elevate di disillusi si registrano nelle tre regioni a statuto speciale del nord – in Trentino Alto Adige (50%), in Val d’Aosta (46%) e in Friuli Venezia Giulia (44%) – mentre percentuali più basse (al di sotto del 35%) caratterizzano le regioni dell’Italia centrale e soprattutto le regioni dell’Italia meridionale: in Sicilia la percentuale di disillusi non supera il 27%, in Molise e in Campania il 29%; in Puglia e in Calabria la quota di cittadini disillusi arriva al 30%. In compenso, la mappa dei cittadini non civici documenta percentuali più alte al Sud e al Centro sud e nettamente più basse al Nord: ad esempio, se in Trentino i non civici sono appena il 16%, in Sicilia arrivano al 51%, in Calabria al 48% e in Campania al 47%. Purtroppo il dataset a disposizione non ci permette di analizzare la partecipazione elettorale, né l’orientamento politico dei disillusi. Si può dunque solo ipotizzare che essi siano cittadini che praticano astensionismo di protesta o che votino per formazioni politiche populiste.

È da molti anni che si parla, sia in Europa che nel nostro Paese, di una crescente onda di protesta e disaffezione istituzionale dei cittadini. Il nostro lavoro chiarisce che il brodo di coltura di tale ondata sta in una divaricazione tra le due dimensioni del capitale sociale su cui si soffermava Putnam: il senso civico e la fiducia nelle istituzioni. Nell’Italia della Prima Repubblica, esisteva un deficit di fiducia istituzionale ma molti più cittadini “civici”, rispetto ad ora, si fidavano almeno di qualche partito o sindacato, rosso o bianco. Adesso l’Italia civica si è spaccata: una bella fetta della gente che si interessa della cosa pubblica non si fida più del sistema. È l’Italia della disillusione. La dimensione di questa spaccatura è enorme, riguardando oltre un terzo della popolazione. Si tratta di una quantificazione impressionante, che coinvolge, pur in maniera non uniforme, tutte le regioni del Belpaese. Oggi l’analisi dell’opposizione tra cittadini civici e cittadini non civici appare inadeguat…

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