Per Francesco Costa, la supremazia Usa nel mondo è intatta e lo rimarrà a lungo

"Frontiera. Perché sarà un nuovo secolo americano" (Mondadori 2024) è l’ultimo libro del giornalista Francesco Costa, vicedirettore del giornale online "Il Post" e curatore da molti anni di un progetto giornalistico incentrato proprio sugli Stati Uniti. Nel libro Costa sostiene, controcorrente da diversi punti di vista, che il tempo della fine della supremazia americana sul Pianeta è ancora di là da venire. Ne parliamo in questa intervista.

Francesco Costa, nelle primissime pagine del suo nuovo libro lei sostiene che le alleanze degli americani sono più salde che in qualsiasi altro momento degli ultimi vent’anni. Lo sottoscrive anche oggi?
Sì; da poco abbiamo assistito ad un nuovo ingresso nella Nato, l’Alleanza Atlantica era moribonda fino a qualche anno fa. Nel Sud Est Asiatico, nell’Indo-Pacifico, i legami tra gli Stati Uniti e i Paesi che circondano la Cina non sono mai stati così saldi: pensiamo alla Corea del Sud, all’India e ad altre realtà.

L’alleanza Usa-Israele è un’eccezione che conferma la regola?
L’alleanza in effetti scricchiola, ma non dimentichiamo che, in questo momento, Israele è un Paese molto isolato a livello internazionale, ha bisogno degli USA. Certo, i rapporti tra i due Presidenti, sul piano personale, sono ai minimi storici. A volte, però, dimentichiamo che Biden non può decidere per gli altri Paesi premendo un pulsante magico: gli Usa non volevano che la Germania costruisse il Nord Stream con la Russia, ma ciò non è servito a dissuaderli. L’Italia, contro il parere di Washington, ha firmato il memorandum con la Cina. Gli Usa stanno sperimentando che la loro potenza è contesa, non è assoluta, e  che non possono costringere gli alleati a fare quello che vogliono.

Ma perché è così convinto che questo sarà un altro “secolo americano”?
Perché gli Usa sono il Paese meglio attrezzato, più forte, di gra…

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

Regionalismo differenziato o centralismo diffuso? L’autonomia differenziata punta a demolire il Parlamento

La legge sull’autonomia differenziata rischia di diventare una utile stampella al premierato, di rafforzare, più che il regionalismo differenziato, un “centralismo diffuso” che consente al Presidente del Consiglio di negoziare con le singole regioni, esautorando totalmente il Parlamento dalle sue funzioni; e, con esso, svuotare di sostanza la Repubblica democratica.

La guerra contro lo Stato condotta dal liberismo della “sussidiarietà”

Pubblichiamo un estratto del libro di Francesco Pallante “Spezzare l’Italia”, Giulio Einaudi Editore, 2024. In questo volume, il costituzionalista argomenta in profondità le ragioni di una battaglia per fermare il disegno eversivo dell’autonomia differenziata, il quale, come spiega nel capitolo di seguito, trae origine anche dalla visione, intrisa di liberismo e populismo al tempo stesso, tale per cui lo Stato sia automaticamente un “male necessario” e le istituzioni “più vicine ai cittadini” consentano un beneficio. Una visione che nega alla radice la politica, vale a dire l’opera di mediazione e sintesi che è in grado di tenere insieme la società.