Edilizia popolare, una risorsa per fermare l’avanzata delle destre

Le imminenti elezioni europee del 9 giugno 2024 sembrano favorevoli all’avanzata delle destre. Avanzata che va arrestata puntando anche su politiche abitative popolari per contrastare il caro affitti, togliendo terreno fertile a quell’insicurezza e a quel risentimento che alle destre più estreme offrono un fertile humus. Un esempio virtuoso in prospettiva storica è quello offertoci dalla Vienna Rossa all’inizio del secolo scorso ma anche oggi non mancano esperimenti positivi a cui guardare con attenzione.

Karl Polaniy, sociologo e economista ungherese, la descrisse come “uno dei trionfi culturali più spettacolari della storia occidentale”. Ancora oggi, il fenomeno della Vienna Rossa continua a raccontare una storia importante e utile per i policymaker europei. Per quindici anni, fino a quando non venne affogata nel sangue dall’avanzata del fascismo, Vienna ha rappresentato, ed è tutt’ora, un laboratorio di politiche sociali e abitative.

Le politiche abitative sono un termometro fondamentale per comprendere il benessere di un territorio. Il loro impatto sulla qualità della vita degli individui è enorme, influenzandone direttamente la stabilità economica, sociale e politica. Case accessibili e di qualità rappresentano non solo un diritto fondamentale, ma anche una pratica politica essenziale per contrastare l’avanzata della destra radicale.  

Il caso di Vienna tra le due guerre mondiali è emblematico. I trattati che segnarono la fine della Prima guerra mondiale non furono generosi con l’Austria. Senza sbocchi sul mare, fu tagliata fuori dagli scambi commerciali. Il prodotto interno lordo reale diminuì di un terzo tra il 1913 e il 1920. Guidato dal liberismo di Ludwig von Mises, il governo austriaco diede la priorità al contenimento dell’inflazione e al controllo del debito con l’obiettivo di garantire garanzie internazionali sui prestiti. Per rispettare il piano di ricostruzione finanziaria negoziato con la Società delle Nazioni, le autorità federali austriache adottarono una politica di austerità per rispettare i termini del prestito e per ristrutturare le finanze del Paese.

I comuni, tra cui Vienna, insorsero e diventarono i custodi dello stato sociale, promotori di politiche redistributive e fiscali che avevano il fine di socializzare le città, rispondendo alle esigenze locali di avere un’istruzione gratuita e di un…

Interviste matrioska, i “grandi vecchi” che hanno fatto la storia

Pubblichiamo un estratto dal libro di Ennio Cavalli “Ci dice tutto il nostro Inviato – Un secolo di rivolgimenti e altre minuzie”, edito da Rubbettino editore. Incontri e cronache a cavallo fra il passato e il futuro, “interviste matrioska” con grandi personalità che hanno segnato la storia, dalla penna di un “poeta con i piedi per terra” come lo ha definito Luciano Canfora, che del libro ha curato la prefazione.

Francia: un risveglio di popolo può fermare i prestigiatori del potere

Il presidente prestigiatore che incantava il pubblico con i suoi trucchi ha perso il tocco: Macron in Francia voleva ritrovare margini di manovra per completare il suo mandato quinquennale, ma dal cappello non è uscito l’atteso coniglio, bensì il caos a destra e una potente forza a sinistra, che potrebbe riservarci sorprese.

Gli inganni 
di Foucault

Nel quarantennale della morte di Michel Foucault, lo ricordiamo con l’estratto di un saggio/lettera pubblicato nel numero 8/2020 di MicroMega, che dedicammo al concetto di biopolitica, a chiusura del primo anno di pandemia da Covid-19. La pandemia aveva infatti riportato alla ribalta tale pilastro del pensiero filosofico di Michel Foucault, di enorme successo negli ultimi decenni, specie in alcuni ambienti del pensiero filosofico-politico di sinistra. In una lettera a Roberto Esposito, a tutti gli effetti il principale esponente della biopolitica in Italia, il direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais si lanciava in una rigorosa e appassionata invettiva contro quello che in definitiva, per lui, non è che contraddizione e vuoto filosofico. Foucault, secondo d’Arcais, aveva promesso ipotesi verificabili e confutabili, le ha invece sostituite con ipostasi che del significato di quei fatti diventano matrice e demiurgo. La sua bestia nera finisce per essere l’impegno riformatore, anche il più radicale.