Il destino della Nature Restoration law europea

A livello mondiale l’Unione Europea presenta una legislazione particolarmente avanzata in tema di tutela ambientale. Ma la realtà dei fatti non si è finora rivelata all’altezza. Proprio per questo il Parlamento europeo all’inizio del marzo 2024 aveva approvato la Nature Restoration law, che però si è arenata per gli ostacoli posti da alcuni Stati membri, tra cui l’Italia. Il tema verrà affrontato nuovamente dopo le elezioni europee e il Belgio, che presiede il Consiglio europeo, ha dichiarato che si spenderà affinché la legge venga definitivamente approvata. Ne parliamo con Brian MacSharry dell’Agenzia europea dell’ambiente, di cui è a capo della divisione su Natura e Biodiversità.

Dopo più di due anni di negoziati, dopo grandi speranze ed entusiastici festeggiamenti (soprattutto in seguito all’approvazione in Parlamento europeo, avvenuta a inizio marzo 2024), la Nature Restoration law (la legge sul ripristino della natura) si è arenata. La legge, salutata come un fondamentale passo avanti nelle politiche europee di tutela della natura, è ostaggio, da ormai quasi due mesi, di una manciata di Paesi membri che ritengono questo impegno un pericolo per le proprie economie nazionali o, semplicemente, non considerano la crisi ambientale una priorità politica.

Ma per comprendere come siamo arrivati a questa situazione di impasse istituzionale, è necessario fare un passo indietro e capire cosa sia la Nature Restoration law, quale sia la sua base scientifica e quali i suoi obiettivi.

L’Europa, (ex?) campionessa di sostenibilità

A dicembre 2022, con due anni di ritardo rispetto all’agenda diplomatica, i 196 Paesi firmatari della Convenzione sulla Diversità Biologica (gli unici Stati del mondo a non aver ancora ratificato il trattato sono il Vaticano e gli Usa) hanno concordato – a conclusione di un’accesissima Conferenza delle Parti tenutasi a Montréal, in Canada – il Kunming-Montréal Post-2020 Global Biodiversity Framework (Gbf), un accordo internazionale che indica gli obiettivi per la protezione della biodiversità e degli ecosistemi da raggiungere entro il 2030 su scala globale. Tra gli obiettivi individuati, quello di proteggere il 30% degli ambienti terrestri e il 30% di quelli acquatici entro il 2030 (il cosiddetto “30 by 30”) è senz’altro uno dei più ambiziosi e tra quelli che hanno ricevuto maggiore attenzione mediatica.

In ambito europeo, quest’ambiziosa linea d’azione era stata sposata addirittura in anticipo rispetto all’approvazione ufficiale del Gbf: a maggio del 2020, infatti, la Commissione europea aveva pubblicato la “Strategia europea per la biodiversità per il 2030”, documento poi approvato dal Consiglio europeo (organo che riunisce periodicamente i capi di Stato e di governo dell’Unione) nell’ottobre seguente. La Strategia europea per la biodiversità prevede obiettivi simili a quelli del Gbf: porre sotto protezione il 30% degli ecosistemi acquatici e terrestri entro il 2030, nonché ripristinare (la famosa restoration) gli ecosistemi terrestri e acquatici europei attraverso diversi interventi. Tra questi vi sono: un maggiore ricorso a metodi agricoli biologici e che tutelino la biodiversità locale; la riduzione del 50% nell’uso dei pest…

Interviste matrioska, i “grandi vecchi” che hanno fatto la storia

Pubblichiamo un estratto dal libro di Ennio Cavalli “Ci dice tutto il nostro Inviato – Un secolo di rivolgimenti e altre minuzie”, edito da Rubbettino editore. Incontri e cronache a cavallo fra il passato e il futuro, “interviste matrioska” con grandi personalità che hanno segnato la storia, dalla penna di un “poeta con i piedi per terra” come lo ha definito Luciano Canfora, che del libro ha curato la prefazione.

Francia: un risveglio di popolo può fermare i prestigiatori del potere

Il presidente prestigiatore che incantava il pubblico con i suoi trucchi ha perso il tocco: Macron in Francia voleva ritrovare margini di manovra per completare il suo mandato quinquennale, ma dal cappello non è uscito l’atteso coniglio, bensì il caos a destra e una potente forza a sinistra, che potrebbe riservarci sorprese.

Gli inganni 
di Foucault

Nel quarantennale della morte di Michel Foucault, lo ricordiamo con l’estratto di un saggio/lettera pubblicato nel numero 8/2020 di MicroMega, che dedicammo al concetto di biopolitica, a chiusura del primo anno di pandemia da Covid-19. La pandemia aveva infatti riportato alla ribalta tale pilastro del pensiero filosofico di Michel Foucault, di enorme successo negli ultimi decenni, specie in alcuni ambienti del pensiero filosofico-politico di sinistra. In una lettera a Roberto Esposito, a tutti gli effetti il principale esponente della biopolitica in Italia, il direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais si lanciava in una rigorosa e appassionata invettiva contro quello che in definitiva, per lui, non è che contraddizione e vuoto filosofico. Foucault, secondo d’Arcais, aveva promesso ipotesi verificabili e confutabili, le ha invece sostituite con ipostasi che del significato di quei fatti diventano matrice e demiurgo. La sua bestia nera finisce per essere l’impegno riformatore, anche il più radicale.