Cosa significa oggi ricordare Matteotti?

Le recenti commemorazioni istituzionali sul centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti sono state organizzate dalla Camera dei deputati e non dal governo, che ben si guarda dal prendere le distanze dal fascismo che lo uccise. Ma cosa significa ricordare Matteotti oggi? Significa soprattutto non dimenticare che per cambiare le cose ci vuole coraggio, anche in questa epoca in cui la libertà ci viene sottratta senza violenza.

È stata una gran fortuna per Meloni Giorgia detta “Giorgia” e La Russa Ignazio detto “Benito” che il protocollo di cerimonia alla Camera dei Deputati sul centenario della morte di Giacomo Matteotti non prevedesse un loro discorso. E la fortuna spesso non viene a caso, visto che la mostra e l’evento sono stati organizzati da Montecitorio e dal presidente Fontana (in collaborazione con il Comitato nazionale per le celebrazioni del Centenario della morte di Matteotti). Il governo di Giorgia era a conoscenza naturalmente della data celebrativa dal giorno del suo insediamento e ha preferito mettervi il silenziatore: la legge Segre, infatti, ha stanziato 700mila euro per ricordare il centenario della morte ma la “casa di Giorgia”, Palazzo Chigi, ha sapientemente, silenziosamente rinviato, procrastinato. Risultato: il governo non ha organizzato nulla, almeno entro il 10 giugno, la data in cui nel 1924 Matteotti venne rapito e ucciso. Non ci meravigliamo né ci scandalizziamo: cosa avrebbero potuto dire una premier che non riesce a dirsi antifascista e un presidente del Senato orgogliosamente fascista? Il ruolo impone omissioni, ambiguità, “non detti” perché è il ruolo di chi ha giurato sulla Costituzione antifascista, davanti a un Presidente antifascista ma non riesce a dirsi antifascista semplicemente perché non lo è. Anzi, in parte è revisionista. Del resto, sono stati legittimamente e democraticamente eletti, dall’elettorato che ancora vota, e sono i nipoti politici di una forza parlamentare che non partecipò né alla stesura né alla votazione della Costituzione repubblicana, l’Msi.

Tutto questo oggi non cambia minimamente gli equilibri politici e non sposta mezzo voto, perché la democrazia italiana, gli altri partiti e il continente europeo in generale hanno ben altri problemi da un po’ di anni. È la loro crisi che ha portato al potere Fratelli d’Italia. Anzi, è già grasso che cola se al termine della cerimonia Meloni abbia dichiarato che Matteotti era “un uomo libero e coraggioso ucciso da squadristi fascisti per le sue idee”, senza mai però nominare il mandante dell’omicidio, Mussolini, e senza dire che quegli squadristi appartenevano alla Ceka, la polizia segreta da lui creata. Aggiunge la premier che “onorare il suo ricordo è fondamentale per ricordarci il valore della libertà di parola e di pensiero contro chi vorrebbe arrogarsi il diritto di stabilire cosa è consentito dire e pensare e cosa no”. Splendide parole Giorgia, ma lo ha ricordato ai dirigenti della Rai quando hanno di fatto…

Interviste matrioska, i “grandi vecchi” che hanno fatto la storia

Pubblichiamo un estratto dal libro di Ennio Cavalli “Ci dice tutto il nostro Inviato – Un secolo di rivolgimenti e altre minuzie”, edito da Rubbettino editore. Incontri e cronache a cavallo fra il passato e il futuro, “interviste matrioska” con grandi personalità che hanno segnato la storia, dalla penna di un “poeta con i piedi per terra” come lo ha definito Luciano Canfora, che del libro ha curato la prefazione.

Francia: un risveglio di popolo può fermare i prestigiatori del potere

Il presidente prestigiatore che incantava il pubblico con i suoi trucchi ha perso il tocco: Macron in Francia voleva ritrovare margini di manovra per completare il suo mandato quinquennale, ma dal cappello non è uscito l’atteso coniglio, bensì il caos a destra e una potente forza a sinistra, che potrebbe riservarci sorprese.

Gli inganni 
di Foucault

Nel quarantennale della morte di Michel Foucault, lo ricordiamo con l’estratto di un saggio/lettera pubblicato nel numero 8/2020 di MicroMega, che dedicammo al concetto di biopolitica, a chiusura del primo anno di pandemia da Covid-19. La pandemia aveva infatti riportato alla ribalta tale pilastro del pensiero filosofico di Michel Foucault, di enorme successo negli ultimi decenni, specie in alcuni ambienti del pensiero filosofico-politico di sinistra. In una lettera a Roberto Esposito, a tutti gli effetti il principale esponente della biopolitica in Italia, il direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais si lanciava in una rigorosa e appassionata invettiva contro quello che in definitiva, per lui, non è che contraddizione e vuoto filosofico. Foucault, secondo d’Arcais, aveva promesso ipotesi verificabili e confutabili, le ha invece sostituite con ipostasi che del significato di quei fatti diventano matrice e demiurgo. La sua bestia nera finisce per essere l’impegno riformatore, anche il più radicale.