Wolfgang Streeck: “Berlino fa i suoi interessi. E continuerà a farli”

La Germania dopo il lungo cancellierato di Angela Merkel e il suo ruolo nell’Ue. L’analisi del sociologo tedesco: “Non ci saranno modifiche ai Trattati. I Paesi che soffrono dell’unione monetaria dovrebbero pensare a come liberarsene invece di sperare in compensazioni da parte dei Paesi che ne beneficiano”.

Dopo 16 anni al potere, dall’8 dicembre scorso Angela Merkel non è più cancelliera. Quali sono stati i momenti più significativi del suo cancellierato, quali gli errori più gravi?

Questa è una domanda per rispondere alla quale servirebbero uno o due libri! Angela Merkel è stata molto abile far passare come interesse europeo l’interesse nazionale tedesco nel preservare l’unione monetaria. È riuscita a far passare l’unione monetaria di Kohl e le riforme neoliberali di Schröder come merito suo. Allo stesso tempo, con le politiche di bilancio dei suoi governi, ha accettato il decadimento ormai avanzato dell’infrastruttura tedesca. Sul piano interno, ha abbandonato alla decadenza anche il suo partito, la Cdu, al punto che quest’ultimo, avendo perso qualsiasi profilo programmatico, non è stato in grado di presentare un successore credibile. Anche l’obiettivo a lungo termine di Merkel di conquistare i Verdi come junior partner di un centro liberale borghese è fallito. La sua posizione sull’energia nucleare, sostenuta proprio per compiacere i Verdi, ha messo in pericolo la fornitura di energia a lungo termine della Germania e dell’industria tedesca. La sua politica sui rifugiati, adottata anch’essa nell’ottica di una coalizione con i Verdi, ha posto le basi per la nascita di un nuovo partito estremista alla destra della Cdu, che ora è saldamente radicato e ha reso impossibile una maggioranza attorno alla coalizione Cdu/Csu-Verdi.

Alle ultime elezioni però non c’è stato uno spostamento di voti significativo dalla Cdu/Csu all’AfD: cosa significa? Che l’AfD ha raggiunto il suo massimo potenziale?

Nessuno può dirlo. La leadership dell’AfD è politicamente del tutto incompetente. Ciononostante, ha una solida quota di voti di circa il 10% e in ampie parti della Germania orientale è addirittura il primo partito. L’AfD attinge ai bacini elettorali non solo della Cdu/Csu, ma anche della Spd e persino della Linke. In tempi di rapidi cambiamenti economici e sociali, c’è bisogno di un partito conservatore che rappresenti coloro ai quali questi cambiamenti fanno paura. La Cdu sotto la guida di Merkel non è stata capace di svolgere questo ruolo e di conseguenza molti elettori sono passati all’AfD o sono diventati politicamente orfani. In Germania, come del resto in molti altri Paesi europei, ci confrontiamo oggi con difficili problemi di integrazione politica e sociale.

Visto dall’estero è abbastanza impressionante che l’AfD sia addirittura il primo partito in alcuni Länder orientali: c’è ancora un muro invisibile tra le due Germanie? Un muro che neanche una cancelliera dell’Est, così a lu…

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

Regionalismo differenziato o centralismo diffuso? L’autonomia differenziata punta a demolire il Parlamento

La legge sull’autonomia differenziata rischia di diventare una utile stampella al premierato, di rafforzare, più che il regionalismo differenziato, un “centralismo diffuso” che consente al Presidente del Consiglio di negoziare con le singole regioni, esautorando totalmente il Parlamento dalle sue funzioni; e, con esso, svuotare di sostanza la Repubblica democratica.

La guerra contro lo Stato condotta dal liberismo della “sussidiarietà”

Pubblichiamo un estratto del libro di Francesco Pallante “Spezzare l’Italia”, Giulio Einaudi Editore, 2024. In questo volume, il costituzionalista argomenta in profondità le ragioni di una battaglia per fermare il disegno eversivo dell’autonomia differenziata, il quale, come spiega nel capitolo di seguito, trae origine anche dalla visione, intrisa di liberismo e populismo al tempo stesso, tale per cui lo Stato sia automaticamente un “male necessario” e le istituzioni “più vicine ai cittadini” consentano un beneficio. Una visione che nega alla radice la politica, vale a dire l’opera di mediazione e sintesi che è in grado di tenere insieme la società.