La necessità di una nuova resistenza

Il 29 marzo 2023, al cinema Troisi di Roma, il regista scozzese Ken Loach e il filosofo linguista e attivista politico statunitense Noam Chomsky hanno offerto al pubblico un ricco dialogo in collegamento video, su invito della fondazione Piccolo America. Spaziando dall'attualità sociale fino alla storia dei movimenti novecenteschi, hanno rinverdito la necessità di dare vita a una nuova Resistenza, che sappia sottrarsi alla propaganda mediatica e assuma su di sé la necessità del ritorno alla politica e alla lotta.
Noam Chomsky e Ken Loach

Ken Loach: Buonasera a tutti e grazie mille, sono molto felice di partecipare a questa serata un po’ maledetta!
Noam Chomsky: Sono molto contento di essere qui con Ken.
Piccolo America: Vorremmo fare un grande applauso al Prof. Chomsky e al Sig. Loach da parte di tutto lo staff del Cinema Troisi. Prof. Chomsky e Sig. Loach, vi sentiamo e vi vediamo tutti e questo è già un grande risultato! Un enorme ringraziamento a chi ha permesso a noi del Cinema America di ospitare questo bellissimo evento, Damiano D’Innocenzo, che in questo momento è sul set. È lui che ci ha messo in contatto con Noam Chomsky e Ken Loach. Asia Leofreddi è una sociologa e attivista per i diritti sociali e civili. Vorrei chiederle di introdurre la prima domanda ai nostri ospiti. Grazie Asia.
Eccola qui: ieri sera, durante le prove tecniche, Ken Loach ci ha dato uno spunto interessante per iniziare questo dialogo: sarebbe bello – ha detto – aprire il dialogo non con questioni complesse ma con una domanda semplice, perché – sempre riportando il suo discorso – è da un dettaglio che iniziano le grandi storie. Quindi la domanda che ci ha suggerito di porre è: qual è il  vostro  primo  pensiero  quando  vi  alzate  al  mattino?

Noam Chomsky: (ride) Vuoi provare a rispondere tu, Ken?

Ken Loach: (ride) Beh, la prima cosa che penso quando mi alzo è che sono già in ritardo. Guardo l’orologio e so di essere in ritardo. Poi mi aggrappo alla prima tazza di caffè e sono quasi a posto. Ma l’ansia di essere in ritardo è davvero il mio primo pensiero. E il secondo è accendere la radio. Il perché non lo so. Ascolto la BBC e ciò che mi colpisce ogni mattina – e in un certo senso che mi dà l’energia per unirmi di nuovo alla battaglia – è che la BBC è il più sofisticato strumento di propaganda a favore dello Stato e dell’establishment, perché si presenta come totalmente indipendente, eppure non è così: esprime solo ciò che i ricchi e i privilegiati vogliono sentire. Temo di doverlo dire, credo che questa sia una caratteristica britannica: l’ipocrisia calcolata. La facciata più educata e gentile nasconde i più grandi propagandisti del mondo intero. Quindi, dopo il pensiero di essere in ritardo, risparmio energie per continuare a lottare il più possibile.

Noam Chomsky: Devo dire che le nostre scelte mattutine sono diverse, ma le risposte in fondo abbastanza simili. La prima cosa che faccio quando mi alzo è correre alla porta per salutare i miei adorabili cani, che sono lì ad aspettarmi e che capiscono qualche parola, così dico loro qualcosa. Poi li libero affinché possano correre un po’. Una volta finito, visto che qui non abbiamo la BBC (e comunque io non ho un ottimo udito), mi rivolgo al nostro equivalente, il New York Times. È uno strumento di informazione molto simile alla descrizione appena fatta da Loach della BBC. È probabilmente la migliore fonte per farsi un’idea di ciò che sta accadendo nel mondo. I giornalisti sono molto bravi, spesso svolgono un lavoro onesto e coraggioso sul campo, ma quando viene rimodellato, ridisegnato e inserito in un contesto appropriato, diventa una forma di apologia del potere statale e privato, sempre condizionato, ovviamente, dalle questioni che hanno scelto di raccontare e da quelle che non possono essere discusse. Ok… è evidente quindi che c’è una censura.

Ken Loach: (ride, il computer fa uno strano suono) Credo che la tecnologia si sia incrinata!

Noam Chomsky: Sì, beh, io invece vivo in un sobborgo di Tucson, in Arizona, che è una specie di Terzo Mondo, quindi Internet va e viene. Se vivi in centro, nella zona commerciale Internet funziona, ma più ti allontani più peggiora. Siamo riusciti a trattare con la Cina per introdurre Internet e i sistemi avanzati, ma ora non ci è permesso di utilizzarli. È quasi sbagliato quanto accettare la tecnologia cinese per superare la crisi ambientale al fine di assicurarci che non progrediscano nello sviluppo di cose che non ci interessano. Questo è piuttosto sorprendente. Ed è una delle tante cose di cui qui si può a malapena parlare.

Ken Loach: Sì, hai un’aria preoccupata.

Noam Chomsky: (il computer emette di nuovo lo stesso strano suono) C’è una censura, è evidente. In ogni caso la mia mattina presto è molto simile a quella di Ken. Mi trovo nel fuso orario della California, il che significa che negli ultimi due anni tutto è diventato virtuale: le richieste di interviste, i colloqui, gli incontri, le lezioni in tutta l’Asia e l’Europa, sono tutte molto presto al mattino, così le mie mattine sono molte piene. E poi, come ha detto Ken, si torna alla lotta, che è infinita.

Ken Loach: Lo è, lo è, lo è!

Piccolo America: Forse il Maestro Loach vorrebbe aggiungere qualcos’altro.

Ken Loach: Ehm… Penso che ci svegliamo e ci ritroviamo ad avere a che fare con la propaganda di forze ostili e questo non può non darci energia per la giornata.

Noam Chomsky: Beh, dopo aver esaminato il sistema di propaganda mainstream, chiamiamolo così, cerco a…

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.

Il lavoro invisibile delle donne

Se le condizioni del lavoro sono complessivamente peggiorate per tutti negli ultimi decenni in Italia, il lavoro delle donne è stato nettamente il più penalizzato. Costrette dalla maternità (effettiva o potenziale) a scelte sacrificate e di povertà, molte percepiscono un reddito inferiore rispetto a quello maschile, sono precarie, e spesso invisibili.