Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Notizie da nessun luogo… O forse dalla Sardegna

Se c’è in Italia una terra che potrebbe sperimentare forme nuove e utopiche di vita autonoma, libera tanto dall’oppressione di Stato quanto da quella del Capitale, questa è la Sardegna. Dove l’assenza di lavoro e la mercificazione selvaggia schiacciano le esistenze delle persone, ma dove le risorse anche storiche, di esperimenti sociali del passato, oltre che naturali e umane consentono di adoperare l’immaginazione per non rassegnarsi alle umiliazioni dell’esistente.