Dai campi ai supermercati: come e perché si riproduce il sistema di caporalato (anche nel Nord Italia)

Se nell’immaginario collettivo caporalato vuol dire ghetto – una baraccopoli dove vivono migliaia di persone in condizioni drammatiche – affinché vi siano forme di sfruttamento e caporalato non è necessario che vi siano ghetti o masserie abbandonate. Ed è proprio questo quello che accade in molte province del Centro e del Nord Italia, dove ormai il caporalato ha saputo allargarsi a macchia d’olio. Per capire fino in fondo le ragioni di questo fenomeno dobbiamo però abbandonare la campagna e addentrarci in un qualsiasi supermercato: è lì che troveremo gli indizi che ci faranno scoprire le ragioni dello sfruttamento. Perché se è vero che le origini, le forme e le dimensioni del caporalato hanno radici profonde, è anche vero che il mondo agricolo deve fare i conti con un prodotto che viene retribuito meno del dovuto.

Protesta dei trattori: le lobby agricole contro la transizione ecologica

L’attacco al green deal agricolo è iniziato già qualche anno fa, all’indomani dell’invasione dell’Ucraina. Quella fu la scusa utilizzata dalle lobby agricole e dalla destra europea per sostenere la causa del produttivismo a ogni costo ai danni del clima. Oggi quell’attacco continua e strumentalizza alcune reali esigenze del settore. Settore che però non è tutto uguale, perché gli interessi di grandi, piccole e piccolissime imprese sono diversi e in alcuni casi divergenti fra loro.