La protesta dei trattori di queste ultime settimane ha messo in luce tutte le criticità del mondo agricolo, da sempre in affanno per le condizioni economiche in cui si trova costretto a lavorare. Ma ha messo anche in evidenza le tante contraddizioni di un settore molto eterogeneo e diversificato. Bisogna partire proprio da questa eterogeneità per comprendere fino in fondo quel che accade in queste settimane. Il primo errore che non dobbiamo commettere è quello di parlare di agricoltura al singolare. Tantomeno di agricoltore. Tra un piccolo agricoltore con meno di cinque ettari di ortaggi e uno con duecento ettari di seminativi ci passa un abisso, le esigenze sono estremante diverse, il modello produttivo cambia radicalmente. Quello con duecento ettari, da esempio, presumibilmente riceverà migliaia di euro di premi della PAC (la politica agricola comune dell’Europa), in alcuni casi centinaia di migliaia di euro. Quello con meno di cinque ettari è probabile che di euro non ne prenderà nemmeno uno. E qui c’è la prima sostanziale differenza che demarca il terreno dell’agricoltura. Perché la PAC, per come è stata concepita, premia essenzialmente le grandi produzioni, non i piccoli agricoltori. Diciamolo con un numero: l’80% della PAC va al 20% delle aziende, quelle grandi per l’appunto. Più ettari hai, più vieni premiato. Più sei piccolo più sei spinto a chiudere (ed è esattamente quello che succede).
Sono prevalentemente le grandi aziende ad aver bisogno di grandi investimenti, di enormi macchine agricole, sono loro che utilizzano input chimici per garantire la massima produttività e sono quindi loro che si sentono più sotto attacco dalle misure ecologiche della PAC.
Ecco perché bisogna parlare di agricoltura al plurale, distinguendone i modelli e le vocazioni.
Fare questa distinzione ci aiuta a comprendere, ad esempio, che questa variegata protesta avaza richieste che non sono sempre omogenee e condivise da tutto il settore. Una delle questioni che è emersa con più forza è l’attacco alle misure ecologiche che l’Europa ha previsto con l’approvazione della nuova Pac. In sostanza il legislatore europeo ha messo sul piatto circa 380 miliardi di euro ma in cambio ha chiesto di adottare alcune misure che rendessero l’agricoltura più sostenibile: ha previsto che i terreni potessero stare a riposo o che si rafforzasse quell’antica pratica della rotazione culturale, ha chiesto la riduzione dei p…