“Macron ha spinto la Francia verso il caos”. Intervista a Thomas Guénolé

Thomas Guénolé, politologo, autore e docente universitario, spiega come la scelta di Macron di sciogliere l’Assemblea nazionale sia stata una scommessa pericolosa che consegna il Paese al caos. Secondo Guénolé la rapida riorganizzazione della sinistra nel nuovo Fronte popolare costituisce più un segno di panico che la strutturazione di una forza politica veramente stabile. “Chiunque vinca le elezioni”, ammonisce, “non otterrà una maggioranza assoluta, rendendo difficile governare”.

Un commento sull’ondata di destra in Europa in generale. Come si è verificato questo fenomeno che non si era mai presentato con tanto vigore?

I fattori sono diversi. Il voto di estrema destra ha guadagnato molta forza con il rinnovamento delle generazioni. La memoria collettiva della tradizione postbellica dell’estrema destra legata ai conflitti mondiali si è molto stemperata negli anni. In questa ondata c’è una mescolanza di voti all’estrema destra che ha fatto campagna sul colore della pelle dei migranti e di voti legati alla condizione economica degli elettori: in Francia almeno è stato un voto dei poveri che hanno la pelle bianca contro poveri che non hanno la pelle bianca. Il contesto che favorisce questo processo è quello economico: abbiamo assistito a un’esplosione dei prezzi al consumo, che ha peggiorato ulteriormente la situazione. Ancora oggi, circa la metà dei francesi, ad esempio, considera il proprio potere d’acquisto e consumo la sua prima preoccupazione. Ben il 50% di loro. A un certo punto, collettivamente, in tutta Europa, i punti di riferimento morali sono cominciati a svanire. La visione collettiva della democrazia, dopo la Seconda guerra mondiale, consisteva nella necessità del rifiuto dell’estrema destra. E questa visione, altrettanto collettivamente, è progressivamente svanita. Non è l’estrema destra che ha ottenuto questo risultato perché non ha fatto che ripetere per anni e anni: siamo vittime, siamo stati demonizzati, non siamo quello che si dice, siamo cambiati, non siamo mai stati veramente cattivi ecc. Lo dicono da anni e anni. Jean-Marie Le Pen (fondatore del Front National ndr) lo diceva già in Francia venti anni fa. Non è l’estrema destra che è cambiata: siamo noi, le società europee, a essere cambiate moralmente. Il problema non è l’estrema destra, il problema siamo noi.

Altri presidenti in passato in Francia – pensiamo a François Mitterrand nel 1988 e a Jacques Chirac nel 1997 – hanno sciolto l’Assemblea nazionale per indire elezioni, ma qui, per la prima volta, abbiamo una scadenza molto breve. Qual è il calcolo di Macron?

A quanto pare, Emmanuel Macron crede davvero di poter vincere delle elezioni lampo. Crede davvero che, prendendo tutti in contropiede, possa battere i suoi avversari. In altre parole, ha commesso il seguente errore di calcolo: a quanto pare, era convinto che i partiti di sinistra non sarebbero stati in grado di unirsi in così poco tempo e che, essendo estremamente divisi, il voto per bloccare l’estrema destra sarebbe stato un voto per lui. Ma qui sta accadendo il contrario. In altre parole, il voto di sbarramento diventa ancora una volta un voto per la sinistra, perché la sinistra è immediatamente dotata di tutti gli str…

Interviste matrioska, i “grandi vecchi” che hanno fatto la storia

Pubblichiamo un estratto dal libro di Ennio Cavalli “Ci dice tutto il nostro Inviato – Un secolo di rivolgimenti e altre minuzie”, edito da Rubbettino editore. Incontri e cronache a cavallo fra il passato e il futuro, “interviste matrioska” con grandi personalità che hanno segnato la storia, dalla penna di un “poeta con i piedi per terra” come lo ha definito Luciano Canfora, che del libro ha curato la prefazione.

Francia: un risveglio di popolo può fermare i prestigiatori del potere

Il presidente prestigiatore che incantava il pubblico con i suoi trucchi ha perso il tocco: Macron in Francia voleva ritrovare margini di manovra per completare il suo mandato quinquennale, ma dal cappello non è uscito l’atteso coniglio, bensì il caos a destra e una potente forza a sinistra, che potrebbe riservarci sorprese.

Gli inganni 
di Foucault

Nel quarantennale della morte di Michel Foucault, lo ricordiamo con l’estratto di un saggio/lettera pubblicato nel numero 8/2020 di MicroMega, che dedicammo al concetto di biopolitica, a chiusura del primo anno di pandemia da Covid-19. La pandemia aveva infatti riportato alla ribalta tale pilastro del pensiero filosofico di Michel Foucault, di enorme successo negli ultimi decenni, specie in alcuni ambienti del pensiero filosofico-politico di sinistra. In una lettera a Roberto Esposito, a tutti gli effetti il principale esponente della biopolitica in Italia, il direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais si lanciava in una rigorosa e appassionata invettiva contro quello che in definitiva, per lui, non è che contraddizione e vuoto filosofico. Foucault, secondo d’Arcais, aveva promesso ipotesi verificabili e confutabili, le ha invece sostituite con ipostasi che del significato di quei fatti diventano matrice e demiurgo. La sua bestia nera finisce per essere l’impegno riformatore, anche il più radicale.