“Da giornalista, indago sui femminicidi come una detective. Perché nessuno in Messico lo fa”

Verónica Villalvazo, alias “Frida Guerrera”, è una giornalista che si è specializzata nel dare la caccia agli uomini che uccidono le donne. A MicroMega racconta il suo lavoro e la situazione nel Paese più pericoloso al mondo per i giornalisti. E per le donne.

Intervista di Daniele Nalbone

Una donna salvadoregna di 37 anni, Victoria Salazar, madre di due bambine, uccisa dalla polizia a Tulum, nello Stato di messicano del Quintana Roo, con una dinamica che ricorda quella che ha portato alla morte di George Floyd a Minneapolis. Una ragazza di 16 anni scomparsa e ritrovata morta in una cisterna per l’acqua alla periferia di Città del Messico. Due omicidi di questo tipo, avvenuti lo scorso 31 marzo a poche ore uno dall’altro, non sono una notizia in Messico. Perché, in Messico, considerando gli ultimi dati disponibili, quelli relativi al 2020, ogni giorno si registrano dieci femminicidi, oltre 300 al mese. In media, una donna viene uccisa da un uomo ogni due ore

Verónica Villalvazo, alias “Frida Guerrera”, è una giornalista che dal 2016 si occupa di dare letteralmente la caccia agli uomini che uccidono le donne. “Indago sui femminicidi perché nessuno in Messico lo fa veramente”.  

Parto da quello che possiamo vedere dall’Italia del tuo lavoro. Scorrendo la tua bacheca Facebook si resta di sasso: ogni giorno racconti di diverse donne assassinate. Puoi spiegarci la situazione, dal tuo punto di vista? 

La risposta breve è: niente di nuovo, sono gli effetti di anni e anni di impunità. Purtroppo, il fenomeno dei femminicidi è addirittura in crescita. Il problema è che in Messico se ne parla poco. Certo, negli ultimi anni abbiamo assistito a un aumento delle persone arrestate per questi crimini, ma la questione vera è culturale. Io ho iniziato a occuparmi di femminicidi nel 2016, quando – e non esagero – nessuno se ne occupava. Non si scrivevano le storie di queste donne, di queste ragazze, di queste bambine. Oggi se ne scrive, ma non potete nemmeno immaginare quante donne, migliaia ogni anno, continuino a morire nell’invisibilità. Quello delle donne uccise in Messico è un tema sociale, di una soc…

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

Regionalismo differenziato o centralismo diffuso? L’autonomia differenziata punta a demolire il Parlamento

La legge sull’autonomia differenziata rischia di diventare una utile stampella al premierato, di rafforzare, più che il regionalismo differenziato, un “centralismo diffuso” che consente al Presidente del Consiglio di negoziare con le singole regioni, esautorando totalmente il Parlamento dalle sue funzioni; e, con esso, svuotare di sostanza la Repubblica democratica.

La guerra contro lo Stato condotta dal liberismo della “sussidiarietà”

Pubblichiamo un estratto del libro di Francesco Pallante “Spezzare l’Italia”, Giulio Einaudi Editore, 2024. In questo volume, il costituzionalista argomenta in profondità le ragioni di una battaglia per fermare il disegno eversivo dell’autonomia differenziata, il quale, come spiega nel capitolo di seguito, trae origine anche dalla visione, intrisa di liberismo e populismo al tempo stesso, tale per cui lo Stato sia automaticamente un “male necessario” e le istituzioni “più vicine ai cittadini” consentano un beneficio. Una visione che nega alla radice la politica, vale a dire l’opera di mediazione e sintesi che è in grado di tenere insieme la società.