Il 14 maggio 2021 è il 225° anniversario della prima inoculazione di un vaccino contro una malattia infettiva, il vaiolo. A effettuarla, il 14 maggio del 1796, fu il naturalista, ornitologo e medico inglese Edward Jenner, passato giustamente alla storia. A scanso di equivoci, il suo contributo non fu la prevenzione del vaiolo mediante la contaminazione degli individui con materiale infetto del vaiolo stesso: la pratica della cosiddetta inoculazione antivaiolosa, o variolizzazione, era da tempo diffusa in Inghilterra, e lui stesso l’aveva subita da bambino.
Voltaire ne parlava già nelle Lettere sugli inglesi (1734), l’undicesima delle quali era tutta dedicata a questa pratica e alle relative polemiche: “Nell’Europa cristiana si mormora che gli inglesi sono folli e rabbiosi: folli, perché inoculano il vaiolo ai loro figli con l’intenzione di evitarlo, e rabbiosi, perché trasmettono allegramente ai bambini una malattia certa e orribile, con l’intenzione di prevenirne una incerta. Gli inglesi, da parte loro, dicono che gli altri europei sono codardi e snaturati: codardi, perché temono di fare ai loro figli un po’ di male a fin di bene, e snaturati, perché li espongono al rischio di morire un giorno di vaiolo”.
Risalendo all’origine della pratica, Voltaire riferiva che da secoli i cinesi immunizzavano parzialmente la popolazione seccando pustole di vaiolo, e aspirando la polvere come se fosse tabacco, o inserendola nel naso mediante un bastoncino di cotone. Le donne circasse del Caucaso praticavano invece un’inc…