Chiamata al crimine. La letteratura come arma di libertà

Un accorato appello alle donne a uccidere l’angelo del focolare che è in loro per liberare i loro talenti. E un richiamo sul senso della letteratura, che è luogo della complessità e non della cancellazione. Pubblichiamo il discorso pronunciato dalla scrittrice franco-marocchina in apertura del 21mo Festival internazionale di letteratura di Berlino.

Signore, stasera vorrei indurvi a commettere un omicidio. Non avrete bisogno di armi sofisticate per farlo. Prendete qualsiasi cosa a portata di mano. La vostra borsa, una penna con una punta affilata, un ombrello o qualche sasso raccolto da terra. Va bene anche un libro. Dicono che le donne che leggono sono pericolose: è il momento di provarlo. La vittima designata la conoscete bene. Ha vissuto con voi per molto tempo. Ha tormentato le vostre notti insonni. Non abbiate paura, signori: non siete il centro del mondo, e per una volta la cosa non riguarda voi. Restate con noi, siete al sicuro e se lo vorrete potrete anche essere complici di questo omicidio.

La vittima in questione viene da molto lontano; è un fantasma che ci gira intorno, una fantasia che ci divora, un mito che ci ostacola. È bella, è dolce. Come in tutte le storie per bambini, ha una voce chiara come un ruscello e labbra fatte per essere baciate. Ecco come la descrive Virginia Woolf: “Era infinitamente comprensiva. Era estremamente accattivante. Era assolutamente altruista. Eccelleva nelle difficili arti del vivere familiare. Si sacrificava quotidianamente. Se c’era il pollo, lei prendeva l’ala; se c’era uno spiffero, ci si sedeva davanti lei; insomma era fatta in modo da non avere mai un pensiero, mai un desiderio per sé, ma preferiva sempre capire e compatire i pensieri e i desideri degli altri”[1].

Signore, stasera vi invito a uccidere un innocente, a dare la caccia a un angelo. Non beneficerete di attenuanti perché il crimine che vi invito a commettere è ingiusto e spregevole. L’angelo del focolare, come lo chiama…

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

Regionalismo differenziato o centralismo diffuso? L’autonomia differenziata punta a demolire il Parlamento

La legge sull’autonomia differenziata rischia di diventare una utile stampella al premierato, di rafforzare, più che il regionalismo differenziato, un “centralismo diffuso” che consente al Presidente del Consiglio di negoziare con le singole regioni, esautorando totalmente il Parlamento dalle sue funzioni; e, con esso, svuotare di sostanza la Repubblica democratica.

La guerra contro lo Stato condotta dal liberismo della “sussidiarietà”

Pubblichiamo un estratto del libro di Francesco Pallante “Spezzare l’Italia”, Giulio Einaudi Editore, 2024. In questo volume, il costituzionalista argomenta in profondità le ragioni di una battaglia per fermare il disegno eversivo dell’autonomia differenziata, il quale, come spiega nel capitolo di seguito, trae origine anche dalla visione, intrisa di liberismo e populismo al tempo stesso, tale per cui lo Stato sia automaticamente un “male necessario” e le istituzioni “più vicine ai cittadini” consentano un beneficio. Una visione che nega alla radice la politica, vale a dire l’opera di mediazione e sintesi che è in grado di tenere insieme la società.