Vigili del fuoco, una galassia in fibrillazione

Sono 30mila i pompieri italiani, ma dovrebbero essere almeno 40mila per garantire un servizio efficiente e tempestivo. Dalla richiesta di più mezzi e personale ai diritti ancora da riconoscere, lotte e rivendicazioni dei professionisti del soccorso.

Prevenzione e sicurezza. I due postulati che forgiano il corpo nazionale dei Vigili del fuoco. Un drappello di circa 30mila lavoratori operativi, quotidianamente alle prese con fiamme da domare, eventi da monitorare e rischi ambientali da scongiurare. “Non siamo abbastanza” è il commento di Mauro Giulianella, coordinatore nazionale “Funzione pubblica” Cgil Vigili del fuoco. Il sindacalista batte molto su questo concetto. “Dovremmo essere almeno 40mila unità operative per fronteggiare le sfide che il Paese ci pone”, dice.

Garantire un servizio efficiente e un intervento tempestivo, entro i venti minuti dalla segnalazione del problema. Il soccorso dell’ultimo miglio, parafrasando i tempi a singhiozzo della logistica del cibo. Velocità e pronta esecuzione: è richiesto questo ai “pompieri”, oltre al monitoraggio delle infrastrutture, degli impianti sportivi, degli aeroporti, alla preservazione della salute pubblica, alla sicurezza nei luoghi di lavoro e alla “tutela dei beni e dell’ambiente attraverso la promozione, lo studio, la predisposizione e la sperimentazione di norme, misure, provvedimenti, accorgimenti e modi di azione intesi a evitare l’insorgenza di un incendio e degli eventi a esso comunque connessi o a limitarne le conseguenze”, come scritto sul sito istituzionale. Sono il perno della Protezione civile e quando esplode una calamità naturale sono sempre lì, a scavare nelle macerie delle contraddizioni italiane.

Tante cose da fare e poco tempo a disposizione. Il rapporto tra vigili del fuoco e cittadini è di 1 ogni 2.100 abitanti. Secondo le stime dell’Unione sindacale di base (Usb) – la cui sezione calabrese ha lanciato una petizione online per denunciare le carenze di organico e il “collasso” del corpo, con oltre 60mila firme raccolte – sono 4 mila gli operatori “giornalmente operativi” sul territorio nazionale. “C’è un rapporto di un vigile del fuoco ogni 15 mila abitanti, invece dovremmo essere un vigile del fuoco ogni 1.500 abitanti” è il virgolettato di Angela, riportato nell’appello online del sindacato.

Su Roma, sono 1.780 i pompieri in servizio, suddivisi su quattro turni. Il dato è del sindacato autonomo Conapo per cui “un incremento della pianta organica di Roma ad almeno 2.500 unità” è necessario per rispondere alle esigenze della cittadinanza capitolina. “Il personale è stremato e stressato dai carichi di lavoro ed è costretto ad effettuare interventi di soccorso mordi e fu…

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

Regionalismo differenziato o centralismo diffuso? L’autonomia differenziata punta a demolire il Parlamento

La legge sull’autonomia differenziata rischia di diventare una utile stampella al premierato, di rafforzare, più che il regionalismo differenziato, un “centralismo diffuso” che consente al Presidente del Consiglio di negoziare con le singole regioni, esautorando totalmente il Parlamento dalle sue funzioni; e, con esso, svuotare di sostanza la Repubblica democratica.

La guerra contro lo Stato condotta dal liberismo della “sussidiarietà”

Pubblichiamo un estratto del libro di Francesco Pallante “Spezzare l’Italia”, Giulio Einaudi Editore, 2024. In questo volume, il costituzionalista argomenta in profondità le ragioni di una battaglia per fermare il disegno eversivo dell’autonomia differenziata, il quale, come spiega nel capitolo di seguito, trae origine anche dalla visione, intrisa di liberismo e populismo al tempo stesso, tale per cui lo Stato sia automaticamente un “male necessario” e le istituzioni “più vicine ai cittadini” consentano un beneficio. Una visione che nega alla radice la politica, vale a dire l’opera di mediazione e sintesi che è in grado di tenere insieme la società.