Dieci anni senza Rita Levi Montalcini

Dieci anni fa, il 30 dicembre 2012, nella sua casa romana di viale di Villa Massimo ci lasciava Rita Levi-Montalcini, all’età di 103 anni. In occasione del suo centesimo compleanno, nel 2009, in un’intervista aveva dichiarato ai giornalisti: “Non sono per niente emozionata, né spaventata. L’unica cosa che mi emoziona ancora è la vita”.

Grandissima scienziata, unica donna italiana ad essere stata insignita di un premio Nobel scientifico[1], Rita Levi-Montalcini è stata una protagonista del mondo intellettuale del Novecento e vogliamo ricordarla ripercorrendo brevemente la sua lunga e straordinaria vita.

Rita nacque a Torino il 22 aprile 1909, insieme alla sorella gemella Paola (1909-2000), divenuta poi nota pittrice. Rita fu l’ultima dei quattro figli di Adamo Levi (1867-1932), ingegnere elettromeccanico e cultore di matematica, e Adele Montalcini (1879-1963), valente pittrice.

Lo stimolante ambiente culturale familiare non era tuttavia esente da pregiudizi. I genitori infatti ritenevano che le figlie femmine non dovessero frequentare l’università. La stessa Rita racconta in prima persona, in una sua autobiografia, quale fu la sua reazione alla posizione dei genitori:

”A vent’anni mi resi conto che non avrei mai potuto adattarmi al ruolo femminile così come era concepito da mio padre, e gli chiesi il permesso di potermi impegnare in una carriera professionale. Nei successivi otto mesi colmai le mie lacune in latino, greco e matematica, mi diplomai al liceo e mi iscrissi alla scuola di medicina a Torino”[2].

L’ambiente universitario fu fondamentale per la giovane Rita. Qui infatti ebbe come docente il grande istologo e anatomista Giuseppe Levi (1872-1965) e come compagni i futuri premi Nobel Renato Dulbecco (1914-2012) e Salvatore Edoardo Luria (1912-1991).

Ben presto le sue origini ebraiche cominciarono a causarle problemi. Come lei stessa racconta nella citata autobiografia:

”Mi laureai magna cum laude in Medicina nel 1936, e mi iscrissi al triennio di specializzazione in neurologia e psichiatria, incerta se dedicarmi interamente alla professione medica o nel contempo anche a ricerche neurologiche. La mia p…

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

Regionalismo differenziato o centralismo diffuso? L’autonomia differenziata punta a demolire il Parlamento

La legge sull’autonomia differenziata rischia di diventare una utile stampella al premierato, di rafforzare, più che il regionalismo differenziato, un “centralismo diffuso” che consente al Presidente del Consiglio di negoziare con le singole regioni, esautorando totalmente il Parlamento dalle sue funzioni; e, con esso, svuotare di sostanza la Repubblica democratica.

La guerra contro lo Stato condotta dal liberismo della “sussidiarietà”

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