ChatGPT e la fine dell’intelligenza nel mondo accademico

Se la produzione accademica di ChatGPT è indistinguibile dal lavoro accademico è perché il mondo accademico è ormai diventato una fabbrica di ChatBot. Nei dipartimenti di studi umanistici in particolare, l’esercizio del pensiero critico da tempo è stato sostituito dalla rimodulazione di strutture semantiche sempre uguali, in quanto lo scopo della lingua non è esporre ricerche, bensì ribadire dogmi.
L'università dell'intelligenza artificiale di Abu Dhabi

Chi lavora nell’amministrazione del mondo accademico non può che rallegrarsi al pensiero che un giorno sarà ChatGPT a scrivere paper al posto degli studenti e a valutarli per conto dei loro docenti: stando agli attuali standard, infatti, la qualità del lavoro accademico è destinata a migliorare.

È vero: gli studenti stanno iniziando a consegnare lavori redatti dall’intelligenza artificiale e c’è naturalmente di che preoccuparsi. Ma questo è niente rispetto al fatto che siano gli stessi docenti e studiosi a fare lo stesso in proporzioni simili. Considerando l’anonimato intellettuale degli studenti in aula e la presenza anodina dei docenti, che spesso hanno basato le loro carriere accademiche sulla critica dei meriti tecnici e disciplinari e che raramente leggono materiale accademico, si può immaginare la vastità del problema.

Si può presumere che questa negligenza e inettitudine stiano trovando una potente ancella nell’IA, che può essere usata per creare piani di studio, scrivere lezioni, progettare compiti, correggerli e valutarli. Allo stesso tempo, è probabile che l’IA venga utilizzata per scrivere e valutare articoli, modificare contributi e altro ancora. Sappiamo che l’uso dell’IA per fare sintesi di letteratura accademica è già diffuso, e questo potrebbe portare a una ulteriore riduzione della lettura di testi accademici.

A proposito dell’uso dell’IA in un contesto pedagogico, Buzzfeed ha dato conto dell’utilizzo di strumenti basati sull’intelligenza artificiale per individuare lavori realizzati con l&#…

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A trent’anni dal Trattato di Maastricht ripercorriamo la storia dell’unione monetaria europea. Un’unione incompleta, poiché a differenza di quella statunitense non poggia le basi su un’unità nazionale, essendo inoltre influenzata dalla ristretta mentalità neo-mercantilista caratteristica del suo Paese dominante, la Germania.

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