ChatGPT e la fine dell’intelligenza nel mondo accademico

Se la produzione accademica di ChatGPT è indistinguibile dal lavoro accademico è perché il mondo accademico è ormai diventato una fabbrica di ChatBot. Nei dipartimenti di studi umanistici in particolare, l’esercizio del pensiero critico da tempo è stato sostituito dalla rimodulazione di strutture semantiche sempre uguali, in quanto lo scopo della lingua non è esporre ricerche, bensì ribadire dogmi.
L'università dell'intelligenza artificiale di Abu Dhabi

Chi lavora nell’amministrazione del mondo accademico non può che rallegrarsi al pensiero che un giorno sarà ChatGPT a scrivere paper al posto degli studenti e a valutarli per conto dei loro docenti: stando agli attuali standard, infatti, la qualità del lavoro accademico è destinata a migliorare.

È vero: gli studenti stanno iniziando a consegnare lavori redatti dall’intelligenza artificiale e c’è naturalmente di che preoccuparsi. Ma questo è niente rispetto al fatto che siano gli stessi docenti e studiosi a fare lo stesso in proporzioni simili. Considerando l’anonimato intellettuale degli studenti in aula e la presenza anodina dei docenti, che spesso hanno basato le loro carriere accademiche sulla critica dei meriti tecnici e disciplinari e che raramente leggono materiale accademico, si può immaginare la vastità del problema.

Si può presumere che questa negligenza e inettitudine stiano trovando una potente ancella nell’IA, che può essere usata per creare piani di studio, scrivere lezioni, progettare compiti, correggerli e valutarli. Allo stesso tempo, è probabile che l’IA venga utilizzata per scrivere e valutare articoli, modificare contributi e altro ancora. Sappiamo che l’uso dell’IA per fare sintesi di letteratura accademica è già diffuso, e questo potrebbe portare a una ulteriore riduzione della lettura di testi accademici.

A proposito dell’uso dell’IA in un contesto pedagogico, Buzzfeed ha dato conto dell’utilizzo di strumenti basati sull’intelligenza artificiale per individuare lavori realizzati con l&#…

Giù le mani dai centri antiviolenza: i tentativi istituzionalisti e securitari di strapparli al movimento delle donne

Fondamentale acquisizione del movimento delle donne dal basso, per salvarsi la vita e proteggersi dalla violenza soprattutto domestica, oggi i centri antiviolenza subiscono una crescente pressione verso l’istituzionalizzazione e l’irreggimentazione in chiave securitaria e assistenzialista. Tanto che ai bandi per finanziarli accedono realtà persino sfacciatamente pro-patriarcali come i gruppi ProVita o altre congreghe di tipo religioso.

Contro l’“onnipresente violenza”: la lotta in poesia delle femministe russe

Una nuova generazione di femministe russe, oggi quasi tutte riparate all’estero dopo l’inizio dell’invasione in Ucraina, sta svelando attraverso un nuovo uso del linguaggio poetico il trauma rappresentato per le donne dalla violenza maschile, all’interno di una società patriarcale come quella russa che, con il pieno avallo dello Stato, ritiene lo spazio domestico e chi lo abita soggetti al dominio incontrastato dell’uomo. La popolarità della loro poesia e del loro impegno testimonia la reattività della società russa, nonostante la pesante militarizzazione.