Un attacco ad ampio raggio ai diritti di tutti

Dalla creazione di una scuola diseguale fino alla morte delle contrattazioni nazionali, che di fatto rinnegherebbero l'articolo 1 stesso della Costituzione, l'autonomia differenziata è un attacco ad ampio raggio ai diritti dei cittadini. Gli allarmi sono stati sollevati da più parti eppure la macchina si è messa in moto e bisogna capire come fermarla.

Il 2 febbraio scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il DDL Calderoli nel tentativo di spianare la strada all’attuazione dell’articolo 116, comma 3 della Costituzione e procedere al trasferimento delle competenze statali alle regioni, non prima di aver definito i livelli essenziali delle prestazioni (Lep). A tale scopo, Calderoli ha nominato i membri della Cabina di regia che dovrà affiancare il Governo nella determinazione dei Lep. A contrastare un progetto destinato inevitabilmente ad approfondire il solco di tutte le disuguaglianze, si è alzata preoccupata la voce dei sindaci, primi fra tutti quelli della rete Recovery Sud che hanno chiesto al Presidente della Repubblica di tutelare l’unità nazionale e il ritiro del DDL Calderoli mettendo in luce le implicazioni negative per i comuni del sud sul piano delle risorse finanziarie e della carenza di personale. In una lettera inviata dal presidente dell’Anci (associazione che rappresenta quasi 8 mila sindaci), al ministro per gli Affari regionali i sindaci hanno chiesto “di non fare fughe in avanti su una tematica che rischia di cambiare l’assetto istituzionale del Paese”. Lo scorso 13 febbraio il Consiglio comunale di Napoli ha approvato all’unanimità una mozione affinché sia ritirato il DDL Calderoli sull’autonomia differenziata e sia riaperta la discussione investendo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Oltre a Napoli altri consigli comunali, fra tutti ricordiamo Bologna e Roma Capitale, hanno approvato mozioni con una presa di posizione chiara e netta e un impegno concreto chiedendo un coinvolgimento non solo dei cittadini ma anche del Parlamento e delle altre istituzioni.

Ma il vero pioniere è stato Michele Conia, sindaco di Cinquefrondi (comune metropolitano di Reggio Calabria), primo comune in Italia che, nel dicembre 2018, ha adottato una delibera contro l’attuazione del federalismo fiscale e nell’aprile successivo ha avviato il ricorso contro il sistema di perequazione del Fondo di solidarietà comunale, invitando gli altri comuni a fare altrettanto e raccogliendo 600 adesioni. Nel 162esimo anniversario dell’Unità nazionale, il 17 marzo, centinaia di sindaci appartenenti alla Rete dei sindaci Recovery Sud, sono scesi in piazza nel capoluogo campano.

Le conseguenze sui bambini
La fotografia offerta dal rapporto SVIMEZUn Paese due scuole” è quella di disuguaglianze che aumenterebbero con il crollo degli investimenti, con un calo del 30 per cento della spesa per alunno, 400 euro in meno rispetto al Nord. Secondo l’Istituto, infatti, un bambino che vive nel Meridione frequenta la scuola primaria per una media annua di 200 ore in meno rispetto al suo coetaneo che cresce nel centro-nord. Le differenze si misurano analizzando la presenza effettiva a scuola e la possibilità di usufruire di servizi come mensa e tempo pieno. Al Sud e nelle isole sono il 79% del totale gli alunni che non hanno il sevizio mensa e solo il 18 % accede al tempo pieno contro il 4…

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

Regionalismo differenziato o centralismo diffuso? L’autonomia differenziata punta a demolire il Parlamento

La legge sull’autonomia differenziata rischia di diventare una utile stampella al premierato, di rafforzare, più che il regionalismo differenziato, un “centralismo diffuso” che consente al Presidente del Consiglio di negoziare con le singole regioni, esautorando totalmente il Parlamento dalle sue funzioni; e, con esso, svuotare di sostanza la Repubblica democratica.

La guerra contro lo Stato condotta dal liberismo della “sussidiarietà”

Pubblichiamo un estratto del libro di Francesco Pallante “Spezzare l’Italia”, Giulio Einaudi Editore, 2024. In questo volume, il costituzionalista argomenta in profondità le ragioni di una battaglia per fermare il disegno eversivo dell’autonomia differenziata, il quale, come spiega nel capitolo di seguito, trae origine anche dalla visione, intrisa di liberismo e populismo al tempo stesso, tale per cui lo Stato sia automaticamente un “male necessario” e le istituzioni “più vicine ai cittadini” consentano un beneficio. Una visione che nega alla radice la politica, vale a dire l’opera di mediazione e sintesi che è in grado di tenere insieme la società.