Est-Ovest, non è questione di geografia ma di politica

In questo nuovo clima da Guerra Fredda è tornato di moda parlare di conflitto tra Est e Ovest. Ma geograficamente sono due concetti che lasciano il tempo che trovano e basta divertirsi con un mappamondo per realizzarlo. E non si tratta nemmeno del teatro di uno scontro morale, come vuole una visione del mondo di destra. Si tratta di un discorso di valori e politica, che sono incarnati da persone concrete e nulla hanno a che vedere con i confini geografici.
Est-Ovest

Nell’ottobre 2022 un piccolo peschereccio con due uomini a bordo è sbarcato nel villaggio di Gambell, sull’isola di St. Lawrence, a ovest della terraferma dello Stato dell’Alaska. Quando sono scesi dalla barca, i due hanno scritto un messaggio utilizzando un’app di traduzione e lo hanno mostrato agli abitanti del villaggio: “Non vogliamo la guerra. Vogliamo asilo politico”.

Gli uomini provenivano dalla città di Egvekinot in Chukotka, nel nord-est della Russia. Il viaggio di cinque giorni in mare su un peschereccio non è stato facile e avrebbe potuto costare loro la vita ma hanno corso il rischio, perché altrimenti avrebbero affrontato la mobilitazione militare, annunciata dalle autorità russe alla fine di settembre. La coscrizione per la guerra in Ucraina ha colpito fortemente le regioni periferiche della Russia, in particolare le comunità native dell’Estremo Oriente, da dove un’enorme percentuale della popolazione maschile è stata mandata in guerra in qualità di carne da macello.

Come riportato da Jordan News, gli uomini di Chukotka sono stati accolti dai Gambell, che sono per lo più nativi dell’Alaska. Hanno “parlato delle connessioni generazionali delle comunità indigene che vivono sul Mare di Bering, compreso il popolo Chukchi” e “uno di loro ha detto che era ‘un peccato’ che fosse stato stabilito un confine poiché la gente andava regolarmente avanti e indietro attraverso il mare ‘prima che fossero create queste mappe’”.

Sto zoomando sulla mappa, come se stessi roteando il mio mappamondo. L’Alaska è all’estremo ovest. Chukotka è all’Estremo Oriente. St. Lawrence è nel mezzo. Geograficamente è ancora est, ma politicamente è già ovest. Si può venire a cercare asilo lì, fuggendo da una sanguinaria dittatura. C’è un’immagine ideale dell’Occidente come terra in cui un individuo, un essere umano, può trovare rifugio da uno Stato dispotico. Mentre il governo russo inizia il suo giro di vite, le persone stanno cercando di fuggire verso ovest, intendendo principalmente l’Europa occidentale e gli Stati Uniti, ma anche qualcosa di più simbolico, un sistema di valori, come i diritti umani e la libertà. L’Occidente non è un territorio, non è una parte del mondo, non è davvero niente di sostanziale. È una direzione. In alcuni casi, come quello con gli uomini della Chukotka, per arrivare a ovest bisogna letteralmente spostarsi verso l’estremo oriente.

L’ovest è l’est …

Lech Wałęsa, 80 anni in tono minore nella Polonia autoritaria

Il 29 settembre l’ex leader di Solidarność compie 80 anni. Un evento importante per l’uomo che più di ogni altro ha fatto la storia della Polonia nella seconda metà del Novecento, che però non godrà di alcuna celebrazione pubblica. Per Wałęsa, uomo di compromessi, non c’è infatti posto nell’attuale Polonia di Kaczyński, populista e autoritaria.

Carlo Rosselli e le sue teorie economiche

Carlo Rosselli è conosciuto soprattutto per la sua filosofia politica e la sua attività antifascista. In questa sede ci vogliamo però strettamente concentrare sul suo pensiero economico, inizialmente influenzato dal suo maestro Gaetano Salvemini, da cui comunque si saprà discostare. Nel pensiero economico di Rosselli grande rilevanza è assunta dal ruolo dei sindacati e da quello degli operai, chiamati a diventare compartecipi delle decisioni in ambito produttivo.

Biennale Musica, intervista alla direttrice Lucia Ronchetti

Dal 16 al 29 ottobre si svolge “Micro-Music”, titolo del 67° Festival Internazionale di Musica Contemporanea diretto da Lucia Ronchetti, compositrice di fama internazionale. Oltre a essere un personaggio peculiare e interessante di per sé, Ronchetti è la prima donna a dirigere in assoluto un festival di tale importanza e questa circostanza offre diversi spunti di riflessione che includono sì la presentazione dell’imminente rassegna ma che si spingono anche molto al di là di essa.