Il diritto d’asilo non esiste più?

Il reiterarsi negli anni di politiche di controllo e di soggettività negate ci impone di continuare a domandarci se il diritto d’asilo stia morendo tra le maglie della sua banalizzazione.

Dal mese di marzo 2023 il nome di Cutro è tristemente collegato al fenomeno migratorio italiano. La prima volta a seguito della drammatica morte di oltre cento persone, naufragate nel tentativo di approdare sulle coste della Calabria; la seconda avviene pochi giorni dopo, con l’emanazione del Decreto-legge 20/2023, che il 5 maggio verrà convertito con Legge n. 50/2023. In un quadro che la filosofa Hannah Arendt definirebbe una banalità del male, sia il decreto sia la legge prenderanno il nome del luogo della strage, andando ad alimentare l’oblio degli eventi di morte.

Nonostante l’Italia sia terra d’asilo e immigrazione da oltre vent’anni, ancora una volta la dimensione dell’emergenza fa da protagonista e responsabile delle morti ai confini. Nel frattempo, assistiamo all’affermarsi di quelle che il filosofo Achille Mbembe[1] definirebbe necropolitiche e ideate da uno Stato miope che nasconde chi muore e definisce chi merita protezione.

La frammentazione del sistema italiano impedisce di garantire l’accesso ai diritti e alla possibilità di “fare casa”, andando oltre la mera accoglienza. La costante precarietà determina l’emergere di conseguenze ancor più gravi e profonde su chi è vulnerabile[2]. Ma come si arriva a tutto questo?

Gli ultimi vent’anni di accoglienze

In Italia, si inizia a parlare di accoglienza e di rifugiati a partire degli anni Novanta, in cui non esistevano esperienze o soggetti istituzionali dedicati, e fu la società civile a svolgere un ruolo cruciale nel gettare le basi dell’odierno sistema asilo italiano. Da questi sforzi viene istituzionalizzata nel 2002 la rete Sprar – Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati[3] – che, tuttavia, negli anni si rivela insufficiente, specialmente nei momenti di maggiori approdi. Con la crisi dei rifugiati del 2015, sebbene residuale rispetto alle frontiere più esterne dell’Europa, in Italia, vengono istituiti i centri di accoglienza straordinaria (CAS)[4].

In questo periodo si consolida la distinzione tra il primo e secondo livello di accoglienza, il primo fatto dei centri governativi per richiedenti, quali i CAS, il secondo dalla rete S…

“L’Ucraina è il campo di battaglia su cui si gioca il futuro dell’Europa”. Intervista a Karl Schlögel

In un’intervista esclusiva rilasciata a margine della presentazione all’Ehess di Parigi del suo nuovo volume in francese sulla guerra in Ucraina – “L’avenir se joue à Kyiv. Léçons ukrainiennes” (“L’avvenire si gioca a Kiev. Lezioni ucraine”) –, lo storico tedesco Karl Schlögel evidenzia l’importanza per l’Europa della guerra di liberazione dell’Ucraina. “È il popolo ucraino, attaccato dalla Russia neo-totalitaria e dal russofascismo, a resistere in prima linea per l’Europa. Combattendo per la sua libertà, difende anche la nostra”.

La Bestia del nuovo fascismo. Intervista a Paolo Berizzi

Paolo Berizzi, giornalista di “Repubblica” che da anni conduce inchieste sul nuovo fascismo, ha recentemente pubblicato per Rizzoli il libro “Il ritorno della Bestia. Come questo governo ha risvegliato il peggio dell’Italia”. Il ritorno della Bestia non coincide con quello del fascismo storico ma con quello di un fascismo nuovo, pop, che però con il primo condivide alcune caratteristiche, le peggiori che l’Italia abbia espresso e continua a esprimere. Ne parliamo con l’autore, che vive da anni sotto scorta in seguito a minacce di gruppi neofascisti e neonazisti.

Libia, un Paese instabile alla mercé degli interessi stranieri

Il 16 maggio 2024 ricorre il decimo anniversario del lancio, da parte delle forze del generale Khalifa Haftar, dell’offensiva chiamata Operazione Dignità. Con l’occasione ripercorriamo le tappe fondamentali del decennio appena trascorso per contestualizzare lo stato attuale della Libia. O meglio, delle Libie.