I grandi dischi del 1973

Il 1973 fu un anno di immensa musica in cui uscirono dischi grandiosi, e dischi fra i più grandiosi dei dischi grandiosi. Ecco un elenco critico di 10 album, equamente ripartito: 5 grandi dischi internazionali, 5 grandi dischi italiani.
grandi dischi del 1973

Se il 1972 è stato per la musica anno mirabile, per la logica dei grandi numeri non ci si sarebbe attesi che il 1973 lo fosse altrettanto. Magari qualche cosetta interessante, ma tante insieme era difficile da prevedere. Così com’è difficile scegliere tra i portentosi vinili che cinquant’anni fa hanno fatto il botto più degli altri. Dunque, selezioniamone una decina, con la consapevolezza di tagliarne fuori molti degni d’essere ricordati senza se e senza ma. Inoltre, poiché anche in Italia le cose non andarono affatto male, la metà li prendiamo da casa nostra.

Cominciamo subito col disco dei dischi, The dark side of the moon, capolavoro dei Pink Floyd da cinquanta milioni di copie vendute, record imbattuto di permanenza nelle parti alte delle classifiche. A dispetto dello scontro mai sopito al calor bianco tra Roger Waters e David Gilmour, è disco corale dove persino i “comprimari” Nick Mason e Richard Wright non paiono tali. Lasciano il segno pure gli ospiti occasionali: Clare Tory regala al mondo intero il solo vocale da brividi di The Great Gig in the Sky, Dick Parry col sax costruisce un ricamo melodico cangiante. Le liriche – pure il titolo dell’album, invero, che ha assai poco a che vedere con dettagli astronomici – parlano di follia, della schiavitù imposta dal denaro, di tempo che passa, d’ansia, rievocano il vecchio Syd Barrett. Il disco, registrato con le tecnologie più avanzate del tempo, – tecnico del suono è un tale Alan Parsons, al missaggio c’è Chris Thomas, già produttore di roba come il White Album dei Beatles – si può ascoltare in ascensore, davanti al caminetto con sigaro e bicchiere di whisky, ballare, può accompagnare un viaggio in auto e, nel complesso, pare difficile trovare una situazione dove non andrebbe bene metterlo su. Nel cinquantesimo anniversario della sua uscita è stato mirabilmente remixato grazie ad un provvisorio cessate il fuoco tra Gilmour e Waters.

Senza spostarci troppo dal genere, troviamo Selling England by the Pound, quello che probabilmente è il miglior album dei Genesis, certamente quello che con Peter Gabriel alla voce (ma anche all’oboe, al flauto, alle percussioni) ha venduto di più. Il resto della band è composto da Steve Hackett, chitarra; Mike Rutherford, chitarra, basso e sitar elettrico; Tony Banks, tastiera e chitarra; Phil Collins, batteria, percussioni, oltre a prendersi pure uno spazio vocale in More Fool Me che chiude il la…

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.

Il lavoro invisibile delle donne

Se le condizioni del lavoro sono complessivamente peggiorate per tutti negli ultimi decenni in Italia, il lavoro delle donne è stato nettamente il più penalizzato. Costrette dalla maternità (effettiva o potenziale) a scelte sacrificate e di povertà, molte percepiscono un reddito inferiore rispetto a quello maschile, sono precarie, e spesso invisibili.