Lech Wałęsa, 80 anni in tono minore nella Polonia autoritaria

Il 29 settembre l’ex leader di Solidarność compie 80 anni. Un evento importante per l’uomo che più di ogni altro ha fatto la storia della Polonia nella seconda metà del Novecento, che però non godrà di alcuna celebrazione pubblica. Per Wałęsa, uomo di compromessi, non c’è infatti posto nell’attuale Polonia di Kaczyński, populista e autoritaria.

Nel 2013, in occasione del 70° compleanno di Lech Wałęsa, le Poste polacche avevano emesso un francobollo commemorativo. L’imminente 80° compleanno del leader di Solidarność, icona della libertà e del rovesciamento della dominazione sovietica nell’Europa orientale, si svolge invece senza alcuna celebrazione statale, nemmeno delle dimensioni di un francobollo.

Quello del riconoscimento del ruolo di Lech Wałęsa nell’evento più importante della seconda metà del XX secolo europeo è uno dei sacrifici palesi posti sull’altare della nuova versione della storia polacca scritta dal partito di destra che ha governato la Polonia negli ultimi otto anni (dal 2015).

Presunto collaboratore dei servizi segreti

La prossima revisione del libro di testo per gli scolari polacchi, commissionata dallo Stato, conterrà informazioni sulla collaborazione di Wałęsa con la polizia segreta comunista negli anni Settanta, prima che assumesse la sua posizione storica come leader del sindacato Solidarnosc. È probabile che dopo il sanguinoso massacro dei lavoratori da parte delle autorità comuniste a Danzica nel dicembre 1970, il giovane Lech Wałęsa firmò dei documenti sotto lo pseudonimo di “Bolek”. Tuttavia, i documenti mostrano che per i successivi sei anni cercò di sottrarsi a questa cooperazione. Lo ha fatto in modo efficace ma le “sfumature” come la correzione di Wałęsa alla decisione presa durante i disordini, in cui molti hanno perso la vita non saranno sviluppate nel nuovo libro di testo.  

Un uomo di speranza

Intanto la sua leggenda è una di quelle che raccontano di persone che non nascono leader ma ci diventano. Facendo affidamento sull’intuizione così come sugli errori, prendendo alla fine le decisioni giuste che di solito richiedono l’arguzia e il coraggio che mancano agli altri.

Lech Wałęsa proviene da un piccolo villaggio nel cuore della Polonia devastato dalla Seconda Guerra Mondiale. Suo padre morì a causa delle ferite riportate in un campo di lavoro tedesco quando Lech aveva 2 anni (1945). Anche se la vita non lo aveva preparato formalmente a diventare un’icona mondiale, le sue umili origini contadine si rivelarono sufficienti a conferirgli il carisma e la saggezza di un tribuno popolare.

È noto che scalò i cancelli dei cantieri navali di Danzica per parlare ai lavoratori in sciopero, che si opponevano al futuro di un Paese povero, al grigiore della democrazia socialista controllata dai sovietici e alle assurdità della vita sociale b…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.