Il Fronte del dissenso, o dell’ultradestra infiltrata nella sinistra

A ogni fronte di guerra che si apre o riapre sullo scenario mondiale e che sollecita il posizionamento dell’opinione pubblica, sigle come il Fronte del dissenso ne approfittano per posizionare discorsi, logiche nonché personaggi provenienti dall’estrema destra nel campo della sinistra radicale. Un entrismo pernicioso che non è certo fenomeno nuovo ma il cui potenziale velenoso è lungi dall’essere stato adeguatamente compreso.
Fronte del Dissenso

La grande manifestazione nazionale in sostegno al popolo palestinese del 28 ottobre scorso a Roma si è aperta con un piccolo litigio tra gruppetti politici. All’altezza di viale Aventino, alcuni ragazzi del “movimento” hanno provato a cacciare dalla piazza una cinquantina di personaggi appartenenti al Fronte Del Dissenso. Urla, spinte e qualche minuto di tensione, poi la manifestazione è ripartita tranquillamente fino a Piazza San Giovanni, lasciandosi dietro questo piccolo incidente di percorso. Quella che a prima vista potrebbe apparire come una normale espressione della “dialettica di piazza” rappresenta invece l’espressione più evidente di un fenomeno che vorremmo provare ad indagare. Non è quindi della dovuta solidarietà al popolo palestinese che si vuole parlare in questa sede, ma dell’attività di entrismo subdolo e tossico dell’ultradestra italiana fra le fila di compagni e militanti in buona fede.

Moreno Pasquinelli e il “Fronte del Dissenso”: Eurasia, neofascismo e terzoposizionismo

Lo spezzone del Fronte del dissenso era aperto da un grande striscione a tre aste che titolava, a caratteri cubitali: Stop all’invio delle armi Nato all’Ucraina. A guidarlo, Moreno Pasquinelli, fondatore e portavoce del Fronte. Pasquinelli è un nome noto della galassia rossobruna italiana, con alle spalle una lunga carriera di militanza nel mondo della sinistra radicale nostrana. Negli anni Settanta si forma nella vasta galassia di organizzazioni trotskiste italiane, approda poi in Direzione 17 e nella Confederazione per la liberazione nazionale. Già nei primi anni Duemila si era reso responsabile di una discutibile operazione politica creando, insieme ai militanti del Campo Antimperialista, i “Coordinamenti la Jugoslavia vivrà”. Qualche anno più tardi, in occasione della guerra americana in Iraq, Pasquinelli contribuirà a creare i comitati “Iraq Libero”. Questo esperimento creò le condizioni per un avvicinamento tra pezzi del movimento no-global e frange di antiglobalisti di estrema destra. Il Campo Antimperialista promosse infatti, nel dicembre 2003, una manifestazione nazionale a favore della resistenza irachena, con tanto di raccolta fondi intitolata “10 euro per l’Iraq”. L’iniziativa trovò l’appoggio di numerose personalità e gruppi legati al pensiero del camerata Franco Freda, creatore del Manifesto di Ar e del Fronte Nazionale, sciolto nel 2000 sulla base della legge Mancino. Altro endorsement di rilievo fu quello di Franco Cardini, docente di Storia presso l’Università di Firenze ed ex membro della Giovane Europa di Jean-François Thiriart. Teorico del nazionalismo rivoluzionario e di un europeismo fascisteggiante, Thiriart fu anche un collaborazionista belga che militò nelle Waffen SS e si oppose alla decolonizzazione del Congo, mentre sognava un’Europa imperiale fondata su una sorta di sincretismo ideologico fra bolscevismo e nazifascismo. 

All’epoca, a sollevare scalpore in particolare fra militanti e attivisti di sinistra impegnati contro la guerra in Iraq, fu però una lettera di solidarietà scritta dalla casa editrice Edizioni all’insegna del Veltro di Claudio Mutti, in seguito all’arresto dello stesso Pasquinelli. A causa delle iniziative del Campo Antimperialista e dei comitati Iraq Libero, Pasquinelli fu infatti coinvolto in una operazione antiterrorismo per presunti rapporti con il DHKC turco. 

Quella lettera di sostegno risultò inquietante, in quanto firmata da molti nomi del neo e postfascismo italiano eurasiatista e terzo-posizionista. Il primo nome rilevante è quello del sopra citato Mutti, dal 2011 direttore della rivi…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore, Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze, le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.