Nuova questione morale: la sinistra e il fantasma di Berlinguer

A sinistra si continua a citare Berlinguer e a sbandierare il tema della questione morale. Ma i recenti fatti che hanno travolto la giunta regionale di Michele Emiliano ci ricordano che nel sistema Italia il marcio è diffuso ovunque, a partire dalle realtà locali. Non si può risanare tutto il sistema politico nel suo complesso ma a sinistra ci si può impegnare partendo da casa propria, cercando di costruire un nuovo autentico soggetto progressista anziché puntare ai “campi larghi”.

A furia di citare sempre il povero Enrico Berlinguer e la sua famosa intervista a Eugenio Scalfari per fare bella figura sulla questione morale, si finge di dimenticare che dal 1981 (anno dell’intervista) a oggi non esiste quasi più niente di quel mondo e di quel contesto: non esistono più persone prima che leader come Berlinguer; votare un partito piuttosto che un altro non cambia più i destini come una volta; la politica che pure non mancava di degenerazioni allora aveva il primato, mentre oggi è impotente di fronte alla finanziarizzazione dell’economia e al potere delle lobby; non esiste più nemmeno la Repubblica di Scalfari. Niente è più come prima ma nulla è cambiato. L’Italietta dei voti comprati (“lady preferenze” Anita Maurodinoia e l’ex assessore Pisicchio in Puglia), dei voti mafiosi (la ’ndrangheta che in Piemonte avrebbe ottenuto gli appalti per i lavori autostradali della Torino-Bardonecchia), degli scambi di favori, appalti, nomine, della gestione clientelare del consenso elettorale non è cambiata; anzi, vive e vegeta insieme a noi. È l’Italietta dell’economia che galleggia tra evasione e corruzione, sempre esistita, il primo segreto di Pulcinella di questa storia. Perché che le inchieste di Bari e Torino (che hanno coinvolto esponenti del Pd) e quella di Palermo (con esponente di Fdi arrestato per voto mafioso) siano soltanto una millesima parte di un sistema diffuso, che dai tempi di Mani Pulite ha cambiato i modi, le forme ma non le mani sporche sulla politica, soprattutto nelle amministrazioni locali sia al Nord che al Sud, lo sanno tutti coloro che vivono nella realtà italiana.

“Mercimonio delle pubbliche funzioni”

I partiti come “macchine di potere e di clientela” – diceva Berlinguer – con una “scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente”, che gestiscono “interessi talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti oppure distorcendoli senza perseguire il bene comune”. O, per dirla con le parole del Gip di Bari, il “mercimonio delle pubbliche funzioni piegate a vantaggio personale e privato”. Beninteso, che il fenomeno sia diffuso a macchie lo sappiamo, che non tutta la politica e per fortuna non tutte le amministrazioni locali siano così anche. Ma che marciume del genere emerga anche da giunte regionali come quella di Michele Emiliano, che ha il contrasto alla mafia nella sua biografia, la dice lunga sul sistema Italia. Del resto, chiunque sappia come funzionino le elezioni locali, ha visto e sentito in alcune zone di strade asfaltate prima delle elezioni davan…

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.

Il lavoro invisibile delle donne

Se le condizioni del lavoro sono complessivamente peggiorate per tutti negli ultimi decenni in Italia, il lavoro delle donne è stato nettamente il più penalizzato. Costrette dalla maternità (effettiva o potenziale) a scelte sacrificate e di povertà, molte percepiscono un reddito inferiore rispetto a quello maschile, sono precarie, e spesso invisibili.