La scuola e il falò delle identità

Ernesto Galli della Loggia continua a occuparsi di un tema riguardo al quale non ha alcuna competenza: la scuola. Nel libro “Insegnare l’Italia. Una proposta per la scuola dell’obbligo”, scritto con la pedagogista accademica Loredana Perla (che le competenze invece dovrebbe averle), propone una scuola del tutto piegata al concetto di identità, a partire dal quale gli studenti andrebbero formati e socializzati. Un’identità però selezionata e filtrata, che non tiene conto in nessun modo della complessità di questo concetto.

1. “Abbandonata e manipolata dalla politica, lontana dalla coscienza del paese che la considera sostanzialmente irrilevante, essa [la scuola] è stata lasciata alle cure di un solo tutore: la pedagogia. Finito ogni discorso politico sulla scuola, tutto lo spazio è stato occupato unicamente dal discorso pedagogico. Da anni è la pedagogia che dice alla scuola ciò che essa deve essere, ciò che deve insegnare e come deve farlo”, scriveva qualche anno fa Ernesto Galli della Loggia in L’ aula vuota. Come l’Italia ha distrutto la sua scuola (Marsilio, 2019). Un’affermazione che lascia pensosi e increduli: è come lamentarsi che della politica si occupino i politologi e non, poniamo, i botanici. Ed è purtroppo, peraltro, quello che accade con gli stessi libri di Galli della Loggia. Pur essendo evidentemente, orgogliosamente privo di qualsiasi competenza in questo ambito, Galli della Loggia continua a occupare lo spazio del discorso sulla scuola. Purtroppo non è l’unico; e si può dire che un problema della scuola sia proprio questo: il discorso pubblico sulla scuola è per lo più ingombrato da persone che di scuola – e di educazione – sanno poco o nulla.

Questa volta Galli della Loggia, evidentemente turandosi il naso, si fa accompagnare però da una pedagogista accademica, Loredana Perla, cui è stato di recente affidato il coordinamento della commissione che si occuperà della revisione delle Indicazioni Nazionali relative al primo e al secondo ciclo di istruzione, vale a dire il documento che indica cosa studiare e quando. Insegnare l’Italia. Una proposta per la scuola dell’obbligo di Ernesto Galli della Loggia e Loredana Perla (Morcelliana, Brescia 2023) è un libro che si lascerebbe volentieri sullo scaffale di una libreria, dopo aver letto due o tre sciocchezze a caso, ma che tocca leggere invece per il significato particolare che acquista ora: una sorta di preambolo al lavoro di quella commissione. O almeno l’indicazione della visione culturale che la guiderà.

La proposta del libretto è quella di centrare l’insegnamento della scuola dell’obbligo (che a quanto pare per Galli della Loggia termina con il terzo anno della scuola secondaria di primo grado, dal momento che qui si arresta la sua proposta di un nuovo curriculum di storia e geografia) sull’identità italiana, mettendo a questo scopo mano anche, appunto, alle Indicazioni Nazionali – “dei programmi, per scrivere come si parla”, scrive Galli della Loggia (p. 46), ignorando una differenza che invece è sostanziale. Se i poveri “scervellati” (p. 47) che hanno prodotto i “programmi” ora in vigore hanno preteso di dare agli studenti uno sguardo ampio sulla civiltà umana, ora bisognerà concentrarsi sulla storia italiana, e non analizzando i fenomeni storici in modo complesso, studiando ad esempio il rapporto tra economia e cultura, ma raccontando singoli fatti, “anche cronologicamente slegati tra di loro, se si vuole, ma capaci di colpire la sua [dello studente] immaginazione…” (p. 48).

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