Never forget 1984: l’India a 40 anni dal massacro sikh

Nel giugno del 1984 veniva lanciata in India contro il movimento indipendentista sikh l’operazione “Blue Star”, che portò a migliaia di morti. La reazione condusse all’omicidio del premier Indira Gandhi per mano delle sue guardie del corpo, proprio di origine sikh. Ne seguirono in tutta l’India veri e propri pogrom contro questa minoranza, verso la quale l’attuale governo indiano continua ad avere un atteggiamento ambiguo. Minoranza che ci è più vicina di quanto sembra, data la presenza in Italia di numerosi suoi membri, impiegati nel settore agricolo e in quello dell’allevamento.

“S’ode a destra uno squillo di tromba; a sinistra risponde uno squillo: d’ambo i lati calpesto rimbomba…” E se non è il Conte di Carmagnola del Manzoni poco ci manca. 

Cavalli imbizzarriti; elefanti dagli occhi bistrati di kajal e dalla testa ornata di decorazioni colorate; ingombranti motociclette marca Royal Enfield montate da due, tre, quattro cavalieri armati di lance e alabarde; spade e pugnali, che sgusciano ai lati della strada sfiorando i pedoni. Mentre al centro della carreggiata sfilano pick up tirati a lucido e trattori modificati con luci stroboscopiche e sound system che sparano musica dance indiana a tutto volume. Perché questo è un popolo di contadini e allevatori e anche il trattore è uno status symbol. Che per l’occasione ostenta bandiere di provenienza della diaspora migratoria in tutto il mondo, con una preferenza per la sfera anglofona e dell’ex Commonwealth come Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada e perfino Australia.  

È l’incessante processione del sikh pride, dell’orgoglio sikh, che giorno e notte da tutto il Punjab – ma anche dal resto dell’India e del mondo – converge nella località di Anandpur Sahib. Sede della festa annuale che, a fine marzo, celebra la primavera e la fierezza di un popolo che vede una numerosa migrazione anche in Italia, dove conta la comunità più numerosa in Europa dopo quella del Regno Unito, impiegata nel Bel Paese prevalentemente in agricoltura nell’Agro Pontino o negli allevamenti bovini del Piemonte e dell’Emilia Romagna.

La peculiare origine del loro credo, un monoteismo sincretistico fondato nel XV secolo dal primo Guru Nanak Dev Ji e codificato dai nove guru successivi, unisce elementi di Islam e Induismo e la conseguente cura e il rispetto con cui trattano le vacche da latte li rende infatti particolarmente apprezzati dai produttori di Parmigiano reggiano. Ma, come succede spesso in materia religiosa, li ha anche resi invisi sia a induisti sia a musulmani, esponendoli nel tempo a ricorrenti persecuzioni da parte dei governanti Moghul dell’India occidentale. Di qui lo sviluppo di una particolare vocazione al martirio come testimonianza di fede che li accomuna ai musulmani sciiti e ai santi cristiani. Ma anche di virtù guerriere che li hanno resi particolarmente apprezzati come soldati dell’esercito di Sua Maestà britannica ai tempi dell’impero.  

“No farmer, no food” si legge su numerosi adesivi sulla testata del motore dei trattori, un altro richiamo che suon…

Captagon, quella droga alleata del regime di Assad

Il captagon non è soltanto la droga sintetica più popolare tra i giovani del Nord Africa e del Medio Oriente. Essendo prodotta principalmente in Siria, i grandi introiti che ne derivano vanno a finanziare le casse del corrotto regine di Assad. Inoltre è spesso usata dai guerrieri jihadisti per abbassare le inibizioni e aumentare le prestazioni durante combattimenti e azioni militari o di guerriglia.

Le stragi non sono misteri ma segreti. Intervista a Benedetta Tobagi

È recentemente uscito per Laterza il libro di Benedetta Tobagi “Le stragi sono tutte un mistero”. L’autrice, che da anni si occupa di questo tema, ci invita a rimuovere dalle stragi la sensazionalistica etichetta di “misteri” e di apporvi quella più pertinente di “segreti”. Perché i misteri sono per loro natura inconoscibili, mentre i segreti lo sono esclusivamente per volontà di chi non vuole che siano rivelati. Proprio per questo è necessario ripercorrere quella stagione con rigore, facendosi strada nella pretestuosa confusione che la avvolge, consapevoli del fatto che oggi, anche se non tutto, sappiamo moltissimo. E che portare alla luce la verità di quei fatti non è un tema che riguarda solo gli studiosi, ma chiunque abbia a cuore le sorti della democrazia.

Né per matti né per bambini: le rivoluzioni di Franco Basaglia e Adriana Lodi

Il nome di Adriana Lodi non è conosciuto ai più. Come il più noto Franco Basaglia, negli anni Settanta del secolo scorso si fece protagonista anche lei di battaglie di civiltà controcorrente, che sfidarono la morale del tempo ma soprattutto i potentati economici, per dare dignità alla vita dei “matti” non meno che dei bambini e delle madri. Le due leggi che dobbiamo a loro, quella sulla chiusura dei manicomi e quella sull’apertura degli asili nido, hanno numerosi tratti in comune.