La scuola al centro della città. E oltre la pandemia

Il nuovo anno scolastico è ormai alle porte. Un anno scolastico che sarà sempre all’insegna della pandemia. Annamaria Palmieri, assessora alla Scuola del Comune di Napoli, analizza “la scuola oltre la pandemia”.

Estratto dal libro “La scuola oltre la pandemia. Punti di vista ed esperienze sul campo. Viaggio nelle scuole italiane attraverso 11 interviste” a cura di Cristiana Mattioli, Federica Patti, Cristina Renzoni e Paola Savoldi (Altreconomia). 

Annamaria Palmieri è Assessora alla Scuola e all’Istruzione del Comune di Napoli con delega a: asili nido, servizi educativi, città dei bambini, diritto all’istruzione, integrazione scolastica degli alunni stranieri e disabili, dispersione scolastica e edilizia scolastica (4 dicembre 2020) 

La pandemia ha messo in evidenza quanto il disallineamento tra scelta della scuola e dinamiche socio-demografiche alla scala di quartiere provochi fenomeni di segregazione scolastica, di sovraffollamento o sottoutilizzo che mettono in crisi l’intera infrastruttura scolastica e il funzionamento della città. Soprattutto laddove più forti sono le fragilità e le disparità sociali, la chiusura protratta degli istituti, ha drammaticamente acuito le condizioni di povertà educativa. Da qui, a Napoli, non solo l’idea di un progetto di DAD solidale per superare l’emergenza, ma anche la necessità di una visione unitaria più ampia, coordinata dal Comune alla scala urbana, e l’elaborazione di una governance cittadina allargata a diversi soggetti, amministratori, istituzioni scolastiche, enti del terzo settore per programmare in modo efficace ed efficiente azioni educative ed edilizie, improntate all’equità e alla buona gestione del territorio. 

La situazione vissuta durante la pandemia ha fatto emergere delle criticità che risiedono, in particolare, nella relazione tra i diversi livelli di governo -Stato, Comuni e scuole –, che vedono gli enti locali farsi carico di situazioni complesse, spesso senza gli strumenti amministrativi adeguati. A partire da questa considerazione, cosa ci può raccontare della sua esperienza e quali sono le azioni che avete messo in campo?  

Inizio da cosa abbiamo fatto per l’edilizia scolastica da quando, il 26 giugno 2020, giorno dell’uscita del “Piano Scuola 2021”, c’è stato lo spostamento del “cerino” sugli enti locali e le autonomie scolastiche affinché provvedessero ad adeguare gli edifici per fare entrare in condizioni di sicurezza tutti gli alunni. In quel frangente, naturalmente, si è sollevato il grande tema della natura del patrimonio degli edifici scolastici e delle tipologie di intervento che variavano a seconda del contesto architettonico e urbano: abbiamo edifici scolastici dell’ ‘800 e del ‘900, alcuni dei quali erano dei conventi che poi sono stati destinati a scuola; tutta la parte modernista degli anni ’30/’40; gli interventi da parte della Cassa del Mezzogiorno, che rappresenta una fetta consistente di edifici che risalgono agli anni ’60/’70. Davanti a questo quadro, tante volte penso che dovrebbe esserci il Green Deal dell’edilizia scolastica, un nuovo corso a partire dal modo in cui la scuola è al ce…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.