Indigniamoci!

Abbiamo chiesto ad alcuni tra i più importanti intellettuali del mondo, tra cui Stéphane Hessel, la loro opinione su Berlusconi e il berlusconismo.

Da MicroMega 2/2011 [Acquista il numero completo]

Queste le domande poste:

  1. Silvio Berlusconi è il protagonista della politica italiana da quasi un ventennio. Ritiene che lui e il suo partito rappresentino una destra sostanzialmente assimilabile a quella al potere in altri paesi europeo-occidentali (Francia, Germania, Inghilterra), oppure costituiscano una forza antidemocratica (alla Putin? Di peronismo all’occidentale? Di «fascismo» post-moderno e mediatico?) e dunque un pericolo di «contagio»?
  2. Qual è la sua opinione sulla Lega Nord, principale alleato di Berlusconi? A quali movimenti politici presenti nel resto dell’Europa si sentirebbe di paragonarla? Esiste qualcosa di simile nel suo paese? Pensa che il governo di Berlusconi sia responsabile di un accresciuto razzismo (e/o omofobia)?
  3. Che spiegazione avanzerebbe della circostanza che, nonostante gli scandali e il malgoverno, una parte significativa di cittadini italiani continui a dar credito a Berlusconi?
  4. Che idea si è fatto dell’opposizione parlamentare e della sinistra italiana? La ritiene più o meno «in crisi» che negli altri paesi europei? È in grado di liberare l’Italia da Berlusconi o ritiene che una risposta vincente possa venire solo dai movimenti civili e intellettuali, e/o dalle lotte sindacali e sociali?

Il sostegno di cui gode Berlusconi non è omogeneo, riesce a ottenerlo presso molti settori sociali diversi, e, da notevolissimo uomo dei media qual è, è riuscito a far convergere al suo seguito opinioni fra loro lontane. È dunque difficile istituire un paragone con altre forze di destra, come quelle inglese o francese. Quanto al rischio di un «putinismo», penso che il berlusconismo in un certo senso sia perfino più pericoloso, perché sta destabilizzando l’Italia, che ha invece bisogno di un governo solido e dagli orientamenti comprensibili e accettabili in Occidente, e non è certo il caso della leadership del «Cavaliere».

Il pericolo per la democrazia esiste anche altrove, ma in Italia penso che venga soprattutto dalla Lega Nord e dalle tendenze neofasciste. L’abilità di Berlusconi è stata quella di saper coalizzare forze differenti. Questa almeno la sensazione che dell’Italia ha chi la vede da fuori, dalla Francia.

Vorrei pronunciarmi con molta prudenza, perché non sono affatto uno specialista della politica italiana. In Francia ci sono persone che potrebbero parlarne con molta maggior competenza di me. Tuttavia io seguo con grande partecipazione quello che accade in tutti i paesi europei, e posso dire che la Lega Nord sembra particolarmente inquietante perché la sua posizione è molto vicina a quella dell’estrema destra in Francia e in Germania. La volontà di rifiutare al Meridione d’Italia un sostegno invece necessario, in un certo senso è già un preludio di razzismo. D’altro canto, anche tutte le forze che in Italia si oppongono ai diritti degli omosessuali portano in sé le stesse minacce delle forze omofobe di Fr…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
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le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

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Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.