Le battaglie dei lavoratori della logistica e l’amazonizzazione del conflitto

Sempre più centrale nel sistema produttivo mondiale, la logistica è anche un luogo nevralgico della nuova conflittualità tra capitale e lavoro. Sul magma della totale de-regolamentazione del settore, facchini e magazzinieri cercano di costruire un’impalcatura di diritti e tutele.

Contribuisce al 10 per cento del nostro Pil, macinando miliardi di euro, anno dopo anno. È un settore in espansione, sempre e comunque. Al processo di deindustrializzazione delle economie occidentali ha contrapposto il valore di scambio in un mondo globalizzato. Dove tutto deve essere alla portata di tutti. Soprattutto le merci. Così la logistica è divenuto un elemento cardine del sistema produttivo del nuovo millennio. Ed è anche il centro nevralgico della conflittualità tra capitale e lavoro. Il solito refrain è d’obbligo anche in questo caso: la pandemia da Covid-19 ha accelerato le metamorfosi già in essere, concedendo un ruolo di primo piano agli attori della distribuzione dell’ultimo miglio. Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Contract logistics “Gino Marchet” del Politecnico di Milano, soltanto nel 2021, una porzione del comparto – nello specifico: la logistica al conto terzi, ovvero le aziende a cui sono esternalizzate le attività di trasporto e di stoccaggio – ha fatturato 86 miliardi di euro. Marcando un 3,5 per cento in più rispetto all’anno precedente e sfiorando i volumi di affari dell’era pre-virus. Una ripresa repentina. L’avvento dell’e-commerce e il suo inesauribile potenziamento nell’ultimo biennio hanno dato un’ulteriore spinta al moloch di strade ferrate, trasporto su gomma e via mare. Stando alle stime di Netcomm, entro il 2024, il peso delle vendite online sul commercio globale sarà del 22 per cento. Sempre per l’Osservatorio “Gino Marchet”, la voce e-commerce conta un quinto della torta del fatturato di una buona parte delle aziende vagliate dallo studio del Politecnico di Milano. Un passo in avanti sulla digitalizzazione dei processi e sull’imperativo categorico degli algoritmi delle piattaforme nella gestione del fattore umano.

In oltre 10 anni, i facchini e magazzinieri hanno inanellato vittorie (e sconfitte), costruendo un’impalcatura di diritti e tutele sul magma della totale de-regolamentazione del settore. Botte, pistole taser, sprangate, aggressioni durante i presidi, denunce e repressione da parte delle forze dell’ordine hanno scandito la decade della logistica. Nella Regione logistica milanese (Rlm) – un’area di 8,9 milioni di metri quadri che ingloba le zone di Novara, Piacenza e Brescia con lo snodo di Malpensa – la tensione, negli ultimi tempi, è stata palpabile. Il distretto vale il 37 per cento del lavoro della logistica in Italia con 18mila imprese e 703 chilometri di autostrade. Lo storico triangolo industriale è soppiantato da un quadrilatero di asfalto e capannoni. Qui, come scrive sul settimanale L’Essenziale Angelo Mastrandrea, giornalista e autore del libro-inchiesta “L’ultimo miglio”, “la frammentazione dei contratti di lavoro tra dipendenti diretti, precari assunti dalle agenzie per il lavoro e impiegati in cooperative che prendono appalti e subappalti è diventata la base di un sistema di sfruttamento che provoca sempre più insofferenza tra i lavoratori”.

Un’insofferenza, elemento per l’autorganizzazione e grimaldello esperienziale per ambire alla vittoria. L’ultima, in ordine cronologico. Circa 10 mesi ininterrotti di lotta, con scioperi e picchetti. Alla chiusura dello stabilimento FedEx-Tnt di Piacenza i lavoratori iscritti al sindacato Si Cobas hanno opposto il rigore del conflitto per scongiurare la scure dei licenziamenti. Non sono stati in grado di tenere aperti i cancelli dell’hub di una delle più importanti compagnie di logistica al mondo. Ma hanno vinto, garantendo, per alcuni, la continuità occupazionale nello stabilimento bolognese del colosso Usa, per altri, un incentivo all’esodo di 48mila euro “con in più la garanzia che FedEx – Tnt provveda a ritirare tutte le denunce fatte a loro carico a seguito delle centinaia di scioperi e picchetti svolti in questi mesi”, come si legge sul comunicato dell’organizzazione sindacale di base, dello scorso 12 gennaio. “Solo la lotta paga” è il monito dei “leoni” di Piacenza. “Il senso comune consid…

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.

Il lavoro invisibile delle donne

Se le condizioni del lavoro sono complessivamente peggiorate per tutti negli ultimi decenni in Italia, il lavoro delle donne è stato nettamente il più penalizzato. Costrette dalla maternità (effettiva o potenziale) a scelte sacrificate e di povertà, molte percepiscono un reddito inferiore rispetto a quello maschile, sono precarie, e spesso invisibili.