Sesso, amore e crisi climatica: il costo affettivo di un pianeta rovente

Negli articoli scientifici sul cambiamento climatico non si parla del legame fra crisi climatica e relazioni affettive e sessuali degli esseri umani. Colma questa lacuna “Sex and The Climate”, un saggio di Stefano Caserini, Professore di Mitigazione dei Cambiamenti Cimatici al Politecnico di Milano.

Sesso e temperature elevate coabitano la medesima sfera semantica da tempi immemori. La lingua inglese non potrebbe essere più chiara in questo, col polisemico “hot” che include, tra i vari significati, quelli di “caldo” e “attraente”. Cinema e musica ne hanno esplorato i numerosi intrecci, dai madrigali di Monteverdi “(Ardo, avvampo, mi struggo”, 1638), a “Light my Fire” dei Doors (1967), sino ai classici del cinema statunitense, come “A qualcuno piace caldo” (1959) di Billy Wilder. Passione e ardore – incluso quello misurabile in gradi Celsius – animano l’universo concettuale delle più alte espressioni creative (ma anche di quelle meno alte) di quel primate inusuale che è Homo sapiens, scorrendo come filigrana tra pagine letterarie, versi poetici, opere d’arte, testi musicali.

Ma che l’amore dei prossimi decenni sia destinato a diventare ancora più bollente, è un dato di fatto –più amaro che sensuale – certificato dalle centinaia di pagine di rapporti dell’IPCC (Gruppo intergovernativo per il cambiamento climatico) e decenni di studi climatologici. Eppure, in nessuno dei rapporti dell’IPCC è stata mai scritta una riga sul legame fra crisi climatica e le relazioni affettive o sessuali degli esseri umani.

“Ogni anno vengono pubblicati migliaia di articoli scientifici sul cambiamento climatico, sulle sue conseguenze sulla ricchezza, la salute, la produzione alimentare, la biodiversità, ecc., ma non si parla delle connessioni fra le variazioni climatiche e i sentimenti o il desiderio di congiunzione intellettuale e fisica fra gli esseri umani.” (Stefano Caserini, Sex and The Climate, p. 10)

A rompere questo silenzio della letteratura specialistica sul tema ci ha pensato Stefano Caserini, ingegnere ambientale e Professore di Mitigazione dei Cambiamenti Cimatici al Politecnico di Milano. Nel suo ultimo libro dall’inequivocabile titolo (che rievoca una nota serie televisiva statunitense), Sex and The Climate (People, 2022), Caserini passa in rassegna gli indizi disseminati nelle riviste scientifiche, nell’arte e nella cultura, passando per il web, i movimenti popolari e le iniziative tecnologiche e ambientaliste, ripercorrendo così i gradi di separazione tra un pianeta surriscaldato di almeno 1.5° o 2°C (dipenderà da noi) sopra i livelli preindustriali e il ridisegnato spazio di possibilità della nostra sessualità e affettività. Che si alterni il rigore scientifico a considerazioni più disincantate o ironiche – come calcolare l’impronta carbonica[1] (“carbon footprint”) impressa da un amplesso – ragionar…

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

Regionalismo differenziato o centralismo diffuso? L’autonomia differenziata punta a demolire il Parlamento

La legge sull’autonomia differenziata rischia di diventare una utile stampella al premierato, di rafforzare, più che il regionalismo differenziato, un “centralismo diffuso” che consente al Presidente del Consiglio di negoziare con le singole regioni, esautorando totalmente il Parlamento dalle sue funzioni; e, con esso, svuotare di sostanza la Repubblica democratica.

La guerra contro lo Stato condotta dal liberismo della “sussidiarietà”

Pubblichiamo un estratto del libro di Francesco Pallante “Spezzare l’Italia”, Giulio Einaudi Editore, 2024. In questo volume, il costituzionalista argomenta in profondità le ragioni di una battaglia per fermare il disegno eversivo dell’autonomia differenziata, il quale, come spiega nel capitolo di seguito, trae origine anche dalla visione, intrisa di liberismo e populismo al tempo stesso, tale per cui lo Stato sia automaticamente un “male necessario” e le istituzioni “più vicine ai cittadini” consentano un beneficio. Una visione che nega alla radice la politica, vale a dire l’opera di mediazione e sintesi che è in grado di tenere insieme la società.