Il Führer redivivo e la banalizzazione del male

Nei film, a teatro, nei romanzi, nei fumetti: da alcuni anni Hitler è una figura onnipresente sui media, quasi una popstar. Di recente è sbarcato anche su Instagram con una serie dedicata all’attivista antinazista Sophie Scholl. Nelle intenzioni un modo per far conoscere la storia ai giovani. Nella realtà, l’ennesimo contributo alla banalizzazione dell’orrore nazista.

Il Führer si era già rifatto vivo nel 2015. Da uno sbuffo di fumo, all’improvviso, nel centro di Berlino. Lui è tornato è il titolo del film di David Wnendt tratto dall’omonimo romanzo bestseller di Timur Vermes, che ha venduto più di due milioni di copie ed è stato tradotto in 41 lingue.

Nel film, il regista fa uscire il suo protagonista in uniforme nazista da un tombino, nel bel mezzo di un quartiere di Berlino, nel tempo presente. Adolf Hitler (interpretato da Oliver Masucci) è egli stesso più che sorpreso quando si rende conto di essere improvvisamente tornato in vita. E come è cambiato il mondo! Il giornalista Fabian Sawatzki (interpretato da Fabian Busch), appena licenziato da una grande emittente televisiva privata chiamata MyTV, èil primo a fiutare la possibilità di fare soldi e di riavere il suo vecchio lavoro grazie a quello che pare un perfetto sosia di Adolf Hitler, stranamente affascinante e incredibilmente simile al vero Führer. Sarà successo. Questo Hitler affascina tutti: gli anziani ricordano un tempo in cui non tutto era poi così male, anzi diverse cose andavano meglio…, i giovani pensano che sia un tipo figo, pazzesco…

Il Führer redivivo inizia la sua marcia trionfale: gira per i talk show, viene ammirato dalla stampa, acclamato dai tabloid, spopola su YouTube. Durante una visita alla sede del partito striglia i dirigenti dell’NPD [un partito di estrema destra tedesco] accusandoli di essere confusi. Se solo avesse le SS! L’ascesa apparentemente inarrestabile di Hitler comincia a incrinarsi solo quando inizia a circolare un video che lo mostra mentre spara a un cane. Finché si tratta di incitamento contro le minoranze e sciocchezze sul benessere del popolo tedesco, va bene. Ma non mostrare compassione per gli animali è inaccettabile, soprattutto per i Verdi, che non disdegnano l’ipotesi di avere il nuovo, vecchio Hitler come partner di coalizione. Dopo tutto, la protezione della natura non è altro che la protezione della patria, e nessuno meglio di lui sa come proteggere la patria.

Il regista David Wnendt intervista in modo finto-documentaristico persone che si trovano a confrontarsi con il presunto Hitler in situazioni quo…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.