“Rognoni-La Torre”, una legge per la democrazia

Approvata il 13 settembre di quarant’anni fa, la legge “Rognoni-La Torre” ha segnato una vera e propria rivoluzione copernicana nella lotta alla criminalità organizzata. Ottenuta a prezzo di immensi sacrifici, è una conquista civile da attuare e difendere, oggi, da nuovi attacchi.

Il 13 settembre del 1982, dieci giorni dopo l’eccidio di Via Carini in cui persero la vita Carlo Alberto Dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro e Domenico Russo, il Parlamento approvava la Legge n. 406, divenuta per antonomasia la Legge “Rognoni-La Torre”.

L’approvazione della “Rognoni-La Torre” ha segnato la svolta nella lotta alla mafia, introducendo per la prima volta nel nostro ordinamento il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso (art. 416 bis c.p.) e le misure di prevenzione del sequestro e della confisca dei patrimoni di provenienza illecita, oltre alla costituzione di una commissione parlamentare permanente di vigilanza e controllo sul fenomeno mafioso.

Il testo della “Rognoni-La Torre” riprende il testo della proposta di legge presentata nel marzo del 1980 alla Camera da Pio La Torre e altri parlamentari: “Norme di prevenzione e di repressione del fenomeno della mafia e costituzione di una Commissione parlamentare permanente di vigilanza e controllo” (1).

Una conquista civile frutto dell’esperienza collettiva della prima stagione della lotta alla mafia

Anche se la Legge porta i soli nomi di Pio La Torre e di Virginio Rognoni, Ministro dell’Interno al momento della sua approvazione, essa costituisce in realtà il portato collettivo dell’esperienza delle prime indagini antimafia, basate sul metodo del follow the money e sulle indagini patrimoniali bancarie, nel contesto degli immensi fiumi di denaro legati all’esplosione del traffico di stupefacenti a partire dalla fine degli anni ’70. Al suo concepimento contribuirono, a vario titolo, alcuni tra i massimi esponenti ed eroi civili dell’impegno contro la mafia: da Cesare Terranova, che con Pio La Torre condivise l’esperienza delle coraggiose denunce politiche della prima Commissione Antimafia, a Rocco Chinnici, che ne fu un intransigente difensore dalle prime interessate accuse di essere una “legge illiberale che danneggia l’economia della Sicilia” (2), a Giovanni Falcone e Pa…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.