La forza di van der Waals, in tutti i sensi

Esattamente un secolo fa moriva Johannes Diderik van der Waals. Premio Nobel per la fisica nel 1910, l’importanza del suo lavoro è testimoniata dalla frequenza con cui il suo nome appare nei manuali, che lo celebrano come padre della scienza molecolare.

Non c’è studente o studioso di biologia e scienze naturali che non ricordi il suo nome. In ordine sparso possiamo trovarci di fronte all’equazione di van der Waals, possiamo indicare le dimensioni degli atomi grazie a un raggio di van der Waals -che descrive a sua volta una superficie di van der Waals e un volume di van der Waals-, vediamo che talvolta questi si muovono seguendo delle forze di van der Waals, le quali possono addirittura generare molecole di van der Waals. Il van der Waals scienziato non si occupò da solo di definire tutte queste categorie, anzi, il successo del suo nome è principalmente legato alla sua equazione, derivante da una teoria che gli valse il Nobel e che, a dirla tutta, è pure sbagliata.

Come mai allora il suo nome risuona con tanta perseveranza anche nelle scienze odierne? Capirlo è l’occasione non solo per celebrare il genio di chi ha contribuito a plasmare la scienza odierna, ma anche per addentrarci e scoprire qualcosa in più sulla struttura della materia di cui siamo fatti. Un buon punto di partenza può essere una frase di Richard Feynman, noto fisico e divulgatore, che nel 1961 provò a determinare quale, secondo lui, sarebbe stata la migliore frase da poter tramandare se un cataclisma spazzasse istantaneamente via tutta la conoscenza umana e non fosse possibile salvare altro che quell’unica frase.

Scrisse Feynman: All things are made of atoms – little particles that move around in perpetual motion, attracting each other when they are a little distance apart, but repelling upon being squeezed into one another.

Tutte le cose sono fatte di atomi – piccole particelle che si muovono in moto perpetuo, attraendosi reciprocamente quando sono separate da una distanza molto piccola, ma che si respingono se schiacciate una sull’altra.

Ecco, il lavoro van der Waals sta tutto qui.

La cosiddetta ipotesi atomica oggi viene insegnata a scuola; la nozione dell’esistenza degli atomi cresce in noi sin dalle scuole elementari, ma la sua nascita è molto più recente di quanto ci si potrebbe aspettare. Molti saranno sorpresi nell’apprendere che la cosiddetta teoria molecolare non venne completamente accettata all’interno della comunità scientifica se non prima degli ultimi scampoli del XIX secolo. Questo fatto può sembrare obiettivamente strano, tenuto conto che la chimica…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore, Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze, le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.