La storica alleanza dei sindacati francesi

L’opposizione alla riforma delle pensioni voluta da Macron ha compattato i sindacati francesi in un modo mai visto negli ultimi cinquant’anni, rilanciando il ruolo del sindacalismo nel mondo del lavoro e sulla scena politica e sociale. E dire che, come sottolinea Yvan Ricordeau, segretario nazionale del sindacato Confédération française démocratique du travail (CFDT), non vi è tanto un’opposizione totale alla riforma in sé quanto al modo in cui il Presidente l’ha portata avanti, promulgando una riforma brutale, diretta, approvata senza l’avallo del Parlamento e senza consultare le parti sociali e gli stessi sindacati.
Sindacati

L’intersindacale è di fatto un evento storico per la Francia: per la prima volta, almeno da molti anni, otto sindacati hanno unito le proprie forze stringendo un’alleanza inedita per poter contrastare una riforma delle pensioni che il Presidente Macron ha voluto approvare senza passare per il voto all’Assemblea nazionale. Era da molto tempo che in Francia non si vedeva un movimento intersindacale così forte. È un evento, credo, senza precedenti perché ci siamo accordati su uno slogan comune, mentre storicamente le organizzazioni sindacali francesi erano abituate sì a manifestare insieme, ma con richieste diverse. Quest’anno abbiamo manifestato insieme per una richiesta comune, ovvero il rifiuto categorico di questa riforma delle pensioni. Da questo punto di vista, proprio l’avanzamento di una richiesta comune è stato strategicamente vincente, è stato potente simbolicamente organizzare ben tredici manifestazioni che hanno riunito masse di lavoratori che non si vedevano da almeno cinquant’anni. Anche l’imponenza delle manifestazioni è stata assolutamente inedita. E poi c’è un elemento che va evidenziato e che è si presenta molto raramente in Francia: questo movimento si è concluso il Primo maggio con tutte le sigle sindacali insieme. Spesso, quando ci sono stati movimenti intersindacali in Francia, dopo un po’ si erano verificate divergenze di opinione tra le organizzazioni sindacali. Qui, fino alla fine, c’è stato un fronte comune compatto.

Quando mi si chiede quali siano i punti critici di questa riforma, quelli che vengono rigettati dal sindacato, occorre precisare che il sindacato CFDT è in linea di massima favorevole alla riforma delle pensioni nel nostro Paese. Non siamo certo in disaccordo sul fatto che dobbiamo rivedere il funzionamento del nostro sistema pensionistico. Non c’è disaccordo nemmeno sulla necessità di esaminare il funzionamento della nostra previdenza sociale. D’altra parte, la CFDT ha sempre affermato che, per affrontare la questione del pensionamento, dobbiamo affrontare anche la questione dell’occupazione, del lavoro, perché riguarda le carriere professionali e non è solo l’ultimo periodo della vita dei lavoratori a doverci preoccupare. Il secondo elemento – e questo è suffragato da diversi rapporti e studi di divers…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.