Per definizione assoluta contro. Frank Zappa, a trent’anni dalla scomparsa.

Cercare una definizione di genio che si adatti a Frank Zappa è impresa ardua. Per quanto ci si provi, ognuna apparirà riduttiva, incapace di descrivere con esattezza quanto è riuscito a produrre un personaggio che ha fatto delle divergenze le sue strade maestre, che ha reso le traiettorie impossibili una consuetudine vertiginosa.
Frank Zappa

La musica di Frank Zappa è implacabilmente senza confini, non c’è ambito che non abbia esplorato, dentro cui non abbia portato quella follia – solo in apparenza – scomposta di cui diventa sommo vate. E forse l’inquieta insofferenza per la gabbia, le categorie consuete, i confini convenzionali, sono proprio nel suo DNA meticcio, nell’asma che da piccolo gli toglieva il fiato, che lo spingeva a guardare oltre ogni paletto o recinzione, per respirare aria nuova, fresca. Nasce a Baltimora il 21 dicembre 1940, e nella sua famiglia ci sono italiani, greci, francesi, americani. Suo padre è un ingegnere chimico di Partinico che lavora per il governo americano. Un lavoro complicato che spinge tutta la famiglia a seguirlo nei suoi continui spostamenti. Ed anche qui c’è un probabile non riconoscersi del giovane Frank in niente in particolare, per aprirsi al tutto.

Viene folgorato sulla via di Damasco dall’ascolto delle melodie ardite di Edgard Varese, musicista sperimentale e modernissimo che lavora con i rumori, le composizioni più anarchiche ed alienanti. Varese sintetizza la sua ricerca in queste parole, e francamente è difficile non sovrapporle ad un ricordo di Zappa: “Diventai una sorta di diabolico Parsifal, alla ricerca non del Santo Graal, ma della bomba che avrebbe fatto esplodere il mondo musicale aprendo una breccia dalla quale tutti i suoi suoni avrebbero potuto penetrare, suoni che a quell’epoca – e a volte anche oggi – venivano chiamati rumori”.

Zappa prende le mosse dalle suggestioni di Varese sino ad eseguire versioni stralunate e dissacranti di pezzi celeberrimi (la sua Stairway to Heaven dei Led Zeppelin deve aver fatto sobbalzare dalla sedia Page e compagni), può cavalcare onde di note in un mare d’apparente bonaccia insieme a Jean Luc Ponty e riarrangiare le composizioni di un tal Francesco Zappa, violoncellista del diciottesimo secolo; può cantare Tengo ‘na minchia tanta e poi presentarsi in frac scuro coi risvolti rossi a dirigere la London Simphony Orchestra o a far suonare il suo Zio Bistecca dagli Ensemble Modern.

Chitarrista sorprendente, dotato di tecnica originale e raffinatissima, compositore e arrangiatore che occulta i dettagli mai casuali dei suoi lavori in una sorta di caos preordinato, in un costante desiderio di spiazzare, è capace di scritture eversive, sferzanti, ironiche, dissacranti, a tratti ricercatamente demenziali. Difficile tracciarne una discografia ragionata senza lasciare qualcosa fuor…

Kant e l’intelligenza polimorfa: un messaggio per il mondo che verrà

Il 22 aprile di 300 anni fa nasceva Immanuel Kant, uno dei pensatori che più hanno influenzato la storia della filosofia. La sua intelligenza versatile e polimorfa, che lo ha portato a spaziare in tutti i campi del sapere, è ancora oggi di estrema attualità e può aiutare noi e le giovani generazioni a orientarci in un mondo che deve affrontare la sfida del cambiamento climatico. Un mondo da abitare consapevoli dei nostri limiti ma anche della nostra grandezza, che possiamo esplicare prendendo coscienza della necessità di perseguire un benessere non solo individuale ma soprattutto collettivo e orientato al bene.

Algoritmi: usarli senza esserne usati. Intervista a Tiziano Bonini ed Emiliano Treré

Oggi gli algoritmi influenzano pesantemente le nostre vite. Tutta una serie di azioni quotidiane, senza che nemmeno ce ne accorgiamo, ne sono condizionate. Gli algoritmi non sono neutri bensì corrispondono a scelte, valori e impostazioni delle aziende che se ne servono. Ma non siamo condannati a subirne passivamente il funzionamento: così secondo Tiziano Bonini ed Emiliano Treré, che nel loro libro “Algorithms of Resistance: The Everyday Fight against Platform Power” (“Algoritmi di resistenza. La lotta quotidiana contro il potere delle piattaforme”), di prossima pubblicazione anche in Italia per Mondadori, spiegano che cosa sono gli algoritmi di resistenza e come possiamo servircene per rapportarci alla gig economy, e anche alla politica.

Macron, Draghi, Letta e il fallimento dell’Ue

Ormai perfino i più ardenti europeisti, come il Presidente francese Emmanuel Macron, Enrico Letta e Mario Draghi, sono costretti a riconoscere e a denunciare la decadenza dell’Europa, ovvero il fallimento – economico e geopolitico – di questa Unione Europea basata sull’euro e sull’austerità: peccato che così siano costretti a riconoscere implicitamente il loro stesso fallimento, e che le loro proposte non si pongano minimamente il problema né del grave deficit di democrazia interno all’Unione né dell’impoverimento delle classi lavoratrici e produttive. Anzi: propongono di riformare la UE grazie al potenziamento dei mercati finanziari deregolamentati.