Un anno di guerra in Ucraina: le ragioni dell’umanità al centro delle scelte

La guerra in Ucraina si prevede ormai lunga, di attrito o di logoramento. Le rappresentazioni strategiche e geopolitiche ad oggi sembrano rimarcare le opposte visioni sugli “spazi vitali”, senza promuovere passi concreti per la risoluzione del conflitto. Un percorso di pace va quindi ricercato su un’altra chiave: è necessaria la difesa di un Paese aggredito, ma occorre maturare la convinzione che di fronte alla prosecuzione della guerra devono prevalere le esigenze dell’umanità intera. Sono maturi i tempi per riportare il tema della pace e di un nuovo ordine internazionale al centro del dibattito innanzi alla Assemblea Generale delle Nazioni Unite, oggi munita dei poteri di sindacare e, se vuole, anche di superare i veti del  Consiglio di Sicurezza.

Un anno di guerra in Ucraina, da Bucha a Dnipro
Il 24 febbraio 2023 segna un anno da quando, mentre si riuniva il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, su Rossija 24 il presidente Vladimir Putin annunciava: “Ai sensi dell’articolo 51 del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, con l’approvazione del Consiglio della Federazione Russa e in applicazione dei trattati di amicizia e assistenza reciproca ratificati dall’Assemblea federale il 22 febbraio di quest’anno con la Repubblica popolare di Donetsk e la Repubblica popolare di Lugansk, ho deciso di condurre un’operazione militare speciale”. E aggiungeva: “Il suo obiettivo è proteggere le persone che sono state oggetto di aggressione e genocidio da parte del regime di Kiev per otto anni. E per questo ci adopereremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché per assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa. Allo stesso tempo, i nostri piani non includono l’occupazione dei territori ucraini. Non imporremo nulla a nessuno con la forza“.

Cosa si è rivelata la guerra criminale di Putin si è visto nelle stragi di civili a Bucha e in tante altre città, nelle azioni di bombardamento indiscriminato che non solo non hanno tenuto conto degli effetti collaterali, ma sono state deliberatamente rivolte contro obiettivi civili, come le centrali elettriche e le strutture idriche, per intimorire e fiaccare la popolazione civile. L’ultima immagine è quella della devastazione di un palazzo residenziale con 200 appartamenti compiuta a Dnipro, dove sono periti almeno 45 persone, tra cui donne e bambini. L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha presentato l’ultimo bilancio sulle vittime civili della popolazione ucraina uccise dall’inizio dell’invasione da parte delle forze russe: si stimano 7.031 civili deceduti, per causa principalmente dell’uso di armi esplosive con effetti ad ampio raggio, dei bombardamenti di artiglieria pesante, di sistemi missili…

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

Regionalismo differenziato o centralismo diffuso? L’autonomia differenziata punta a demolire il Parlamento

La legge sull’autonomia differenziata rischia di diventare una utile stampella al premierato, di rafforzare, più che il regionalismo differenziato, un “centralismo diffuso” che consente al Presidente del Consiglio di negoziare con le singole regioni, esautorando totalmente il Parlamento dalle sue funzioni; e, con esso, svuotare di sostanza la Repubblica democratica.

La guerra contro lo Stato condotta dal liberismo della “sussidiarietà”

Pubblichiamo un estratto del libro di Francesco Pallante “Spezzare l’Italia”, Giulio Einaudi Editore, 2024. In questo volume, il costituzionalista argomenta in profondità le ragioni di una battaglia per fermare il disegno eversivo dell’autonomia differenziata, il quale, come spiega nel capitolo di seguito, trae origine anche dalla visione, intrisa di liberismo e populismo al tempo stesso, tale per cui lo Stato sia automaticamente un “male necessario” e le istituzioni “più vicine ai cittadini” consentano un beneficio. Una visione che nega alla radice la politica, vale a dire l’opera di mediazione e sintesi che è in grado di tenere insieme la società.