ChatGPT: come funziona e a quali rischi concreti ci sottopone

Oggi l’intelligenza artificiale e i suoi programmi come ChatGPT sono al centro del dibattito pubblico, un dibattito polarizzato spesso fatto di sensazionalismo e clamore. Se da una parte entusiasti aprioristici e marpioni del marketing già decantano le sue (per ora inesistenti) capacità senzienti, dall’altra c’è chi torna ad agitare lo spauracchio della rivolta delle macchine contro gli umani. Un cicaleccio che però sposta l’attenzione dai rischi concreti a cui siamo sottoposti mentre poche, grandi compagnie cercano di accaparrarsi questa nuova gallina dalle uova d’oro.
ChatGPT

La sua cifra è la creatività. C’è chi gli ha fatto scrivere un sonetto in stile shakesperiano, altri gli hanno semplicemente chiesto una ricetta, o il riassunto di un libro. Gli studenti possono usarlo per scrivere un tema, i giornalisti per correggere le bozze di un articolo. La crisi del 1929? “Una combinazione di fattori economici, sociali e politici, che si sono interconnessi e si sono amplificati a vicenda” – segue una lista di sei punti. Sa anche scrivere linee di codice per un linguaggio di programmazione informatico. Un esempio di notizia sensazionalistica? “Scandalo: l’attore famoso XYZ colpito dall’alcolismo e dalla droga! Una fonte anonima rivela i segreti oscuri dell’attore che ha portato alla rovina la sua carriera e la sua vita privata”. In una ventina di righe può creare una biografia di Sergio Mattarella, in un elenco di cinque punti può dare le indicazioni su come ottenere lo SPID dell’INPS.
L’interfaccia è quella della messaggistica istantanea e a ChatGPT si può chiedere pressoché tutto: la risposta arriverà nella forma di una prosa cortese, come se dall’altra parte dello schermo qualcuno stesse digitando sulla tastiera in tempo reale.

Competizione tra Big Tech

Il programma è utilizzabile gratuitamente online previa registrazione, ma ora è anche disponibile una versione “plus” a pagamento, per 20 dollari al mese. La presentazione del nuovo sistema di intelligenza artificiale, un chatbot il cui acronimo sta per Generative Pre-trained Transformer (che significa “trasformatore generativo pre-allenato”), ha scatenato un terremoto nel mondo delle Big Tech.Dopo neanche due mesi dal giorno del suo rilascio, Microsoft ha deciso di investire altri 10 miliardi di dollari (oltre ai 3 che aveva già investito) in OpenAI, l’azienda titolare del fenomeno tecnologico del momento.

La compagnia è stata fondata a San Francisco nel 2015 dall’incontro tra ricercatori che lavorano sull’intelligenza artificiale e alcuni dei più noti imprenditori della Sylicon Valley, tra cui Sam Altman (presidente di Y Combinator, incubatore di start-up che ha lanciato Airbnb, Dropbox, Twitch), Reid Hoffman (fondatore di Linkedin) e Elon Musk, che però ha lasciato il direttivo nel 2018 per potenziali conflitti di interesse con altre sue aziende (rimanendo però un “donatore”).

ChatGPT in realtà è solo uno di una serie di sistemi di intelligenza artificiale basati sui Large-Language Models (LLM), un particolare tipo di sistemi di deep learning, ‘apprendimento profondo’, che studiano, per così dire, il linguaggio umano e imparano a riprodurlo. Non è nemmeno l’ultimo, visto che è già stato rilasciato il suo successore, GPT-4, che ad esempio da una sola foto del contenuto del nostro frigorifero…

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

Regionalismo differenziato o centralismo diffuso? L’autonomia differenziata punta a demolire il Parlamento

La legge sull’autonomia differenziata rischia di diventare una utile stampella al premierato, di rafforzare, più che il regionalismo differenziato, un “centralismo diffuso” che consente al Presidente del Consiglio di negoziare con le singole regioni, esautorando totalmente il Parlamento dalle sue funzioni; e, con esso, svuotare di sostanza la Repubblica democratica.

La guerra contro lo Stato condotta dal liberismo della “sussidiarietà”

Pubblichiamo un estratto del libro di Francesco Pallante “Spezzare l’Italia”, Giulio Einaudi Editore, 2024. In questo volume, il costituzionalista argomenta in profondità le ragioni di una battaglia per fermare il disegno eversivo dell’autonomia differenziata, il quale, come spiega nel capitolo di seguito, trae origine anche dalla visione, intrisa di liberismo e populismo al tempo stesso, tale per cui lo Stato sia automaticamente un “male necessario” e le istituzioni “più vicine ai cittadini” consentano un beneficio. Una visione che nega alla radice la politica, vale a dire l’opera di mediazione e sintesi che è in grado di tenere insieme la società.