Il 2022 è stato l’anno del clitoride

Il sesso e l’orgasmo, in seguito all’importanza data al pene e alla penetrazione, sono stati principalmente studiati dal punto di vista maschile. Questo approccio ha avuto ricadute sull’allocazione dei fondi per la ricerca sul piacere sessuale e sui suoi avanzamenti. Ma lo scorso anno abbiamo assistito a un’inversione di tendenza grazie ad alcuni studi sul clitoride, sia negli esseri umani sia negli animali, e quindi ne approfittiamo per fare il punto della situazione.
Clitoride

Il 2022, tra le altre cose, potrà essere ricordato come un anno particolarmente significativo per la ricerca sul piacere femminile. Diversi studi condotti sugli animali e sull’uomo hanno arricchito la nostra (piuttosto scarsa) conoscenza sul clitoride, una struttura da sempre trascurata dalla medicina e dalla ricerca, per cui la sessualità femminile è stata per molto tempo un tabù.  

“Io credo che il motivo principale di questo disinteressamento al clitoride da parte della medicina sia l’abbandono della salute sessuale vulvare”, osserva Blair Peters, Professore del Dipartimento di Chirurgia dell’Oregon Health & Science University.

“Il sesso è stato a lungo visto come un atto che ruota esclusivamente attorno alla penetrazione del pene e all’orgasmo del pene e tale visione ha avuto un impatto sull’attenzione prestata alla sessualità femminile, con conseguenze sull’allocazione di fondi per la ricerca e quindi sulla progressione della nostra comprensione scientifica”.

Fino ad oggi gli studi sulla medicina sessuale si sono concentrati in modo sproporzionato sul pene, ma lo stesso Peters sostiene che qualcosa stia iniziando a cambiare con l’emergere di organizzazioni come l’ISSWSH (International Society for the Study of Women’s Sexual Health).

Più di 10.000 fibre nervose per il piacere femminile

L’anno scorso, insieme ai colleghi dell’Università di San Diego e dell’Università di Manitoba, Peters ha pubblicato un articolo che mostra come, contrariamente a quanto si riteneva in precedenza, il clitoride sia innervato da oltre 10.000 fibre nervose, molte di più di quanto ci si aspettasse:

“In precedenza era stato riportato che il clitoride avesse 8.000 fibre nervose, ma questo dato non è mai stato studiato negli esseri umani. Noi abbiamo scoperto che un singolo ne…

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

Regionalismo differenziato o centralismo diffuso? L’autonomia differenziata punta a demolire il Parlamento

La legge sull’autonomia differenziata rischia di diventare una utile stampella al premierato, di rafforzare, più che il regionalismo differenziato, un “centralismo diffuso” che consente al Presidente del Consiglio di negoziare con le singole regioni, esautorando totalmente il Parlamento dalle sue funzioni; e, con esso, svuotare di sostanza la Repubblica democratica.

La guerra contro lo Stato condotta dal liberismo della “sussidiarietà”

Pubblichiamo un estratto del libro di Francesco Pallante “Spezzare l’Italia”, Giulio Einaudi Editore, 2024. In questo volume, il costituzionalista argomenta in profondità le ragioni di una battaglia per fermare il disegno eversivo dell’autonomia differenziata, il quale, come spiega nel capitolo di seguito, trae origine anche dalla visione, intrisa di liberismo e populismo al tempo stesso, tale per cui lo Stato sia automaticamente un “male necessario” e le istituzioni “più vicine ai cittadini” consentano un beneficio. Una visione che nega alla radice la politica, vale a dire l’opera di mediazione e sintesi che è in grado di tenere insieme la società.