Introdurre l’IA al lavoro: la necessità di coinvolgere i lavoratori

Come ribadito dalla normativa varata il 14 giugno, nell'Unione Europea è in corso il dibattito sulla regolamentazione dell'Intelligenza Artificiale. La proposta nel concreto non include però in maniera sufficiente il mondo del lavoro e i lavoratori stessi, che invece andrebbero coinvolti per un'adeguata introduzione sul posto di lavoro delle nuove tecnologie.
IA e lavoro

L’intelligenza artificiale ha invaso i titoli dei giornali da quando ChatGPT ha sbalordito il mondo con la sua capacità di imitare il linguaggio umano. ChatGPT è così brava a imitare un essere umano che può tenere una conversazione, scrivere una conferenza o redigere un emendamento a una proposta legale, potenzialmente anche un’intera legge.

La reazione a tale IA generativa è stata molto forte, tanto che molte persone di alto profilo che hanno chiesto una pausa nel suo sviluppo. Alcuni Paesi, come l’Italia e ora forse la Spagna, hanno persino tentato di vietare ChatGPT a causa delle preoccupazioni sull’uso dei dati personali dei cittadini. Le autorità europee per la protezione dei dati hanno istituito una task force su ChatGPT per garantire che le regole associate siano applicate in modo coerente in tutti i Paesi.

Un’urgente necessità

L’Unione Europea è pronta ad affrontare l’IA con il suo tanto dibattuto AI Act. Come troppo spesso accade, però, il mondo del lavoro sta scomparendo dai radar. Come attualmente formulato, questo nuovo importante regolamento, una volta concordato, richiederà ai produttori di Intelligenza Artificiale di valutare loro stessi la propria tecnologia, da “basso” ad “alto rischio”, prima di immetterla sul mercato. Ed è praticamente qui che finisce la protezione: non una parola sull’impatto dell’IA sul posto di lavoro. Tuttavia, se ChatGPT ha dimostrato qualcosa, è che l’intelligenza artificiale necessita di qualcosa di più dell’auto-valutazione.

I sindacati chiedono da tempo un quadro normativo adeguato per la diffusione dell’IA sul posto di lavoro. Ciò è urgentemente necessario per proteggere i diritti dei lavoratori. Sfortunatamente tra i responsabili politici questa richiesta è finora caduta nel vuoto.

Si spera che ChatGPT sia servita da campanello d’allarme, dimostrando che l’IA è una tecnologia dirompente con potenzialità ed effetti inaspettati. Una tecnologia che richiede pertanto una regolamentazione che ne garantisca l’utilizzo a vantaggio dell’industria, dell’economia e della società in generale.

L’aumento dello stress

Vi sono prove crescenti dell’impatto dell’IA sul mondo del lavoro. Un recente studio basato su un’indagine dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha rilevato ch…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore, Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze, le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.