I rapporti di potere nel mondo stanno cambiando molto in fretta e il governo di Giorgia Meloni (ma la stessa cosa vale per gli altri governi europei) dovrebbe avere il coraggio e l’intelligenza di adeguarsi alle nuove realtà e di confrontarsi con i BRICS – acronimo che indica l’associazione tra Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica e altri paesi emergenti: infatti il futuro dello sviluppo mondiale, soprattutto sul piano economico e commerciale ma anche geopolitico, è in gran parte nelle mani dei BRICS guidati dalla Cina di Xi Jinping e dall’India di Narendra Modi. Se il governo attuale vuole davvero realizzare un nuovo “piano Mattei” (piano rimasto peraltro finora molto fumoso) e relazionarsi positivamente con i Paesi del Sud del mondo non può limitarsi a prendere accordi sull’immigrazione e sull’energia con questo o quel singolo Paese: deve invece dialogare da pari a pari con l’organizzazione intergovernativa dei BRICS e cominciare a pensare di associarsi eventualmente anche con forme istituzionali a questa associazione che certamente non è meno potente del G7, composto dai Paesi avanzati dell’Occidente. In questo articolo spiegheremo che i BRICS hanno un’economia più dinamica e promettente del G7 e che le statistiche economiche che ci vengono comunemente mostrate sono quasi sempre ingannevoli.
Il mondo è cambiato e il Sud del mondo può per la prima volta vincere la partita con l’Occidente: così la post-fascista, ultra-cattolica e atlantista Meloni, volente o nolente, sarà costretta a superare ogni ritrosia e a trovare terreni di collaborazione con la Cina comunista o con l’India ultranazionalista, o con il Regno islamico ultra-ortodosso dell’Arabia Saudita di Mohammad bin Salman, uno dei peggiori Stati nella classifica sui diritti umani e le libertà civili. I Paesi BRICS fronteggiano l’impero americano, non fanno parte della NATO e in generale non hanno condannato l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin, che tra l’altro ne è un membro fondatore. Ma se l’Italia della Meloni ignorasse i BRICS o si scontrasse con loro, manderebbe a fondo la sua economia. Nel contesto di guerra economica tra USA e Cina e tra l’Occidente e la Russia di Putin il commercio internazionale è diventato un’arma politica contro lo schieramento avversario: e tuttavia la politica commerciale dell’Italia dovrà superare molte barriere politiche se Meloni vorrà avere anche la minima possibilità di uscire fuori dalla decennale crisi italiana e rinvigorire l’esangue e declinante economia nazionale.
Le statistiche fuorvianti
Le statistiche sull’economia dei BRICS e sul loro PIL, il prodotto che un Paese realizza in un anno, sono generalmente fuorvianti, nel senso che danno un peso spropositato ai Paesi occidentali e alla cosiddetta area del dollaro. Per esempio le statistiche attuali presentano questa graduatoria dei primi 15 Paesi per PIL nel 2022 (in trilioni – migliaia di miliardi – di dollari, a valore corrente):
- United States: $20.89
- China: $14.72
- Japan: $5.06 t
- Germany: $3.85
- United Kingdom: $2.67
- India: $2.66
- France: $2.63
- Italy: $1.89
- Canada: $1.64
- South Korea: $1.63
- Russia: $1.48
- Brazil: $1.44
- Australia: $1.32
- Spain: $1.28
- Indonesia: $1.05
Fonte: Banca Mondiale
Secondo questa classifica gli Stati Uniti hanno un PIL assai maggiore di quello cinese e la Russia ha …