BRICS e Italia, una partnership che conviene

Nonostante l’alternativa politica che propongono sia deprecabile, quella che i BRICS propongono a livello economico funziona eccome. E attualmente funziona più di quella dei Paesi occidentali, nonostante continuiamo a non accorgercene per via dei parametri fuorvianti che usiamo per misurare il grado di sviluppo delle varie economie. Nel quadro multipolare che quindi si delinea sempre più, l’Italia – pur continuando a difendere libertà e democrazia – dovrà adottare un approccio laico e sfaccettato, al fine di difendere i propri interessi nazionali senza essere subalterna né agli interessi degli Stati Uniti e dei paesi dell'eurozona da una parte, né da quelli della Cina (e degli altri paesi BRICS) dall’altra.
BRICS e Italia

I rapporti di potere nel mondo stanno cambiando molto in fretta e il governo di Giorgia Meloni (ma la stessa cosa vale per gli altri governi europei) dovrebbe avere il coraggio e l’intelligenza di adeguarsi alle nuove realtà e di confrontarsi con i BRICS – acronimo che indica l’associazione tra Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica e altri paesi emergenti: infatti il futuro dello sviluppo mondiale, soprattutto sul piano economico e commerciale ma anche geopolitico, è in gran parte nelle mani dei BRICS guidati dalla Cina di Xi Jinping e dall’India di Narendra Modi. Se il governo attuale vuole davvero realizzare un nuovo “piano Mattei” (piano rimasto peraltro finora molto fumoso) e relazionarsi positivamente con i Paesi del Sud del mondo non può limitarsi a prendere accordi sull’immigrazione e sull’energia con questo o quel singolo Paese: deve invece dialogare da pari a pari con l’organizzazione intergovernativa dei BRICS e cominciare a pensare di associarsi eventualmente anche con forme istituzionali a questa associazione che certamente non è meno potente del G7, composto dai Paesi avanzati dell’Occidente. In questo articolo spiegheremo che i BRICS hanno un’economia più dinamica e promettente del G7 e che le statistiche economiche che ci vengono comunemente mostrate sono quasi sempre ingannevoli.  

Il mondo è cambiato e il Sud del mondo può per la prima volta vincere la partita con l’Occidente: così la post-fascista, ultra-cattolica e atlantista Meloni, volente o nolente, sarà costretta a superare ogni ritrosia e a trovare terreni di collaborazione con la Cina comunista o con l’India ultranazionalista, o con il Regno islamico ultra-ortodosso dell’Arabia Saudita di  Mohammad bin Salman, uno dei peggiori Stati nella classifica sui diritti umani e le libertà civili. I Paesi BRICS fronteggiano l’impero americano, non fanno parte della NATO e in generale non hanno condannato l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin, che tra l’altro ne è un membro fondatore. Ma se l’Italia della Meloni ignorasse i BRICS o si scontrasse con loro, manderebbe a fondo la sua economia. Nel contesto di guerra economica tra USA e Cina e tra l’Occidente e la Russia di Putin il commercio internazionale è diventato un’arma politica contro lo schieramento avversario: e tuttavia la politica commerciale dell’Italia dovrà superare molte barriere politiche se Meloni vorrà avere anche la minima possibilità di uscire fuori dalla decennale crisi italiana e rinvigorire l’esangue e declinante economia nazionale.

Le statistiche fuorvianti

Le statistiche sull’economia dei BRICS e sul loro PIL, il prodotto che un Paese realizza in un anno, sono generalmente fuorvianti, nel senso che danno un peso spropositato ai Paesi occidentali e alla cosiddetta area del dollaro. Per esempio le statistiche attuali presentano questa graduatoria dei primi 15 Paesi per PIL nel 2022 (in trilioni – migliaia di miliardi – di dollari, a valore corrente):

  1. United States: $20.89
  2. China: $14.72
  3. Japan: $5.06 t
  4. Germany: $3.85
  5. United Kingdom: $2.67
  6. India: $2.66
  7. France: $2.63
  8. Italy: $1.89
  9. Canada: $1.64
  10. South Korea: $1.63
  11. Russia: $1.48
  12. Brazil: $1.44
  13. Australia: $1.32
  14. Spain: $1.28
  15. Indonesia: $1.05

Fonte: Banca Mondiale

Secondo questa classifica gli Stati Uniti hanno un PIL assai maggiore di quello cinese e la Russia ha …

Lech Wałęsa, 80 anni in tono minore nella Polonia autoritaria

Il 29 settembre l’ex leader di Solidarność compie 80 anni. Un evento importante per l’uomo che più di ogni altro ha fatto la storia della Polonia nella seconda metà del Novecento, che però non godrà di alcuna celebrazione pubblica. Per Wałęsa, uomo di compromessi, non c’è infatti posto nell’attuale Polonia di Kaczyński, populista e autoritaria.

Carlo Rosselli e le sue teorie economiche

Carlo Rosselli è conosciuto soprattutto per la sua filosofia politica e la sua attività antifascista. In questa sede ci vogliamo però strettamente concentrare sul suo pensiero economico, inizialmente influenzato dal suo maestro Gaetano Salvemini, da cui comunque si saprà discostare. Nel pensiero economico di Rosselli grande rilevanza è assunta dal ruolo dei sindacati e da quello degli operai, chiamati a diventare compartecipi delle decisioni in ambito produttivo.

Biennale Musica, intervista alla direttrice Lucia Ronchetti

Dal 16 al 29 ottobre si svolge “Micro-Music”, titolo del 67° Festival Internazionale di Musica Contemporanea diretto da Lucia Ronchetti, compositrice di fama internazionale. Oltre a essere un personaggio peculiare e interessante di per sé, Ronchetti è la prima donna a dirigere in assoluto un festival di tale importanza e questa circostanza offre diversi spunti di riflessione che includono sì la presentazione dell’imminente rassegna ma che si spingono anche molto al di là di essa.