Olismo e riduzionismo, due visioni del mondo a confronto

Basta fare una rapida ricerca su Google per accorgersi del fascino che oggi in Italia esercita l’idea di un approccio olistico alle varie branche del sapere con le loro relative applicazioni. Molti meno consensi ottiene invece un approccio riduzionista, considerato freddo e distaccato. Ma, se guardiamo alla storia della scienza e ai risultati da essa raggiunti, in realtà il riduzionismo si rivela essere uno strumento di conoscenza molto più efficace.

In diverse correnti di pensiero, che rivendicano la necessità di un modo di vivere più aderente alla natura[1] contrapposto a quello della società tecnologica, si riscontra spesso un invito a un approccio olistico alla realtà, contrapposto a quello riduzionistico.

Capita così piuttosto frequentemente di sentir parlare di agricoltura olistica, alimentazione olistica, medicina olistica, scienza olistica ecc. Una semplice verifica con un motore di ricerca su Internet può ampiamente confermarlo. Cercando su Google la parola “olismo” vengono segnalati 274.000 risultati, contrapposti ai soli 116.000 che si ottengono digitando “riduzionismo” (in inglese i risultati sono un po’ diversi: 5.750.000 per holism e 5.670.000 per reductionism).

Cos’è dunque questo olismo di cui tanto si parla? Il termine deriva dal greco όλος, che significa “tutto” o “totalità”. L’idea di fondo delle concezioni olistiche consiste nel ritenere che le proprietà di un sistema non possano essere spiegate solamente tramite lo studio dei suoi componenti. In pratica nell’olismo si ritiene che il tutto non corrisponda semplicemente alla somma delle parti. Tale concezione si contrappone evidentemente al riduzionismo per il quale invece la comprensione della realtà passa inevitabilmente per un’analisi dettagliata dei suoi componenti elementari.

Il termine olismo venne coniato nel 1926 dal filosofo, politico e militare sudafricano Jan Smuts (1870-1950), che lo usò nel suo libro Holism and Evolution (Olismo ed evoluzione). Secondo la definizione da lui stesso fornita:

Olismo è il termine qui coniato (da όλος =tutto) per designare questa tendenza della Natura, questo fondamentale fattore operativo verso la realizzazione o la creazione di interi nell’universo.[2]

Prima di Smuts, tuttavia, si possono ritrovare altri autori le cui concezioni della realtà possono essere considerate anticipazioni della visione olistica. Molte filosofie orientali, indiane e cinesi, hanno un carattere olistico. In occidente elementi olistici si possono ritrovare nel neoplatonismo e, in epoca più recente, nelle concezioni panteiste di Giordano Bruno (1548-1600) e Baruch …

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.