Irina Ščerbakova è una storica e germanista russa. Cofondatrice dell’organizzazione internazionale per i diritti umani Memorial, che ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 2022, dopo la chiusura e la messa fuori legge delle attività di Memorial da parte di Putin si è rifugiata in Germania, e dal 2023 vive e lavora a Berlino, dove l’abbiamo incontrata per questa intervista.
Con l’inverno, come era prevedibile, stanno aumentando gli attacchi russi nella regione del Donbass e sulle città in Ucraina. Abbiamo ormai raggiunto un punto critico nel conflitto?
Irina Ščerbakova: No, non credo. Certo, gli attacchi stanno ora aumentando in alcuni luoghi, in particolare nella regione e in alcune città strategiche del Donbas. Ma non ho affatto l’impressione che ci sarà a breve un’inversione di tendenza decisiva nel conflitto in corso. Al contrario, il maltempo e il duro inverno sono fattori che in genere impediscono le azioni di guerra. Credo dunque che nelle prossime settimane ci avvicineremo piuttosto a qualcosa di simile a un congelamento del conflitto.
Andriy Yermak, il capo dell’ufficio presidenziale ucraino, ha detto che il 2024 sarà l’anno decisivo per decidere le sorti della guerra. Nutre anche lei questa speranza?
Io spero che sia così come sostiene Yermak. Ma tutto ovviamente dipende da quanto l’Ucraina sia ancora stabile nella sua resistenza all’attacco russo e soprattutto da quanto potenziale militare abbia a disposizione. Nel frattempo infatti è chiaro a tutti che Putin può ancora contare su diverse risorse, sia economiche sia umane, per continuare questa sua guerra. Credo quindi che tutto dipenda dal sostegno militare che l’Occidente sarà ancora in grado di offrire nei mesi prossimi all’Ucraina. E in particolare dal ruolo davvero decisivo nel conflitto che l’aviazione potrebbe avere per le sorti dell’Ucraina.
Intanto, in questa situazione di conflitto prolungato o congelato, come lo definisce lei, pensa che dei negoziati di pace con il leader del Cremlino siano ancora possibili, o in certo senso auspi…