Guerra Russia-Ucraina: cos’è il filtraggio?

Nei territori occupati dalla Russia, diversi sono i sistemi adottati per spegnere ogni velleità di resistenza ucraina. Uno di questi è il filtraggio, un sistema che mira a piegare ogni ucraino alla causa dell’invasore attraverso perquisizioni, interrogatori, torture e detenzione arbitraria.

La guerra a tutto campo che la Russia ha dichiarato all’Ucraina mira a distruggere lo Stato ucraino e tutti coloro che lo difendono e lo sostengono. La strategia scelta per raggiungere lo scopo prefissato è quella della “terra bruciata”: qualsiasi città che resisteva agli attacchi russi veniva bombardata il giorno seguente con attacchi aerei contro la popolazione civile e le infrastrutture. Le conseguenze sono state decine di migliaia di morti e feriti fra i civili, decine di migliaia di edifici distrutti e milioni di profughi e di sfollati interni.

Nei territori occupati, la Russia si è sempre data come scopo di eliminare gli ucraini consapevoli, di intimidire tutti gli altri, di indurre i cittadini leali a tornarsene in Russia o di concedere loro di restare dov’erano. Una strategia pienamente allineata con la ripartizione degli ucraini in quattro gruppi partorita, a sentire gli esperti, dal controspionaggio russo. Vale a dire:

1. quelli da eliminare/sterminare;

2. quelli da intimidire e su cui esercitare pressioni;

3. quelli che vanno indotti a collaborare;

4. quelli che a collaborare sono già disposti.

Molti crimini di questa guerra non sono noti al grande pubblico, ma nemmeno a coloro che cercano di seguire gli eventi da vicino. Uno lo esamineremo qui: il filtraggio (o filtrazione). Potremmo definirlo come segue: chiamasi filtraggio il processo violento e non soggetto a regole messo in atto per accertare l’identità di chi viene fermato, i suoi contatti social, ciò che pensa e dice dello Stato occupante, se rappresenta o meno un pericolo per le autorità e le forze dello Stato occupante suddetto, nonché quanto sia disposto e d’accordo a collaborare con esse. Lo scopo è quello di identificare i filo-ucraini, chi non si mostra leale con gli occupanti, e in particolare chi si considera ucraino, rifiuta il passaporto russo e intende mantenere la propria cittadinanza, onde provvedere al loro isolamento e, all’occorrenza, alla loro eliminazione fisica.

Le procedure di filtraggio sono iniziate nella prima metà di marzo del 2022 con

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore, Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze, le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.