Cosa può fare la sinistra per il popolo ucraino?

Mentre la situazione sul campo continua a essere molto complicata in Ucraina, la sinistra ha ancora moltissimo da dire e da fare in supporto della popolazione che ha subito l'invasione. Non è necessario essere d'accordo su tutto, e bisogna distinguere fra le élite del Paese e i suoi lavoratori e lavoratrici, ovvero coloro che hanno bisogno del massimo supporto internazionale per continuare a resistere all'invasore e per ricostruire una Ucraina futura più giusta e democratica.

La situazione sul fronte militare in Ucraina è grave. Nonostante alcuni risultati tattici, le grandi speranze per la controffensiva non sono state soddisfatte. Al contrario, Valerii Zaluzhnyi [rimosso al comando da Zelenksy all’inizio di febbraio dopo che questo articolo era stato già pubblicato in Ucraina, ndr], comandante in capo ucraino, ha apertamente riconosciuto una situazione di stallo. I sondaggi nazionali indicano una stanchezza emergente. La comunità globale sta perdendo interesse, i pacchetti di aiuti sono in stallo, il trasporto dei camion è bloccato. L’inverno è arrivato e anche i missili russi che colpiscono le infrastrutture energetiche.

Anche dal punto di vista politico la situazione non è migliore. La sinistra ucraina, che assomiglia più a una costellazione di Ong, gruppi di attivisti e leader sindacali locali che non a un movimento coerente, è di fatto messa da parte e marginalizzata. La corrente di opinione mainstream assomiglia a uno strano mix di sciovinismo linguistico e neoliberismo sfrenato. Il senso di raccoglimento attorno alla bandiera è minore di prima ma resiste: il presidente, l’esercito e i volontari godono del massimo livello di fiducia. La maggioranza della popolazione ucraina non vuole le elezioni, citando i costi, i limiti della legge marziale, la mancanza di sicurezza e l’impossibilità per una quota significativa di ucraini di recarsi a votare.

Per chi o per cosa lottare?
Sarebbe ingenuo, ovviamente, pretendere una solidarietà incondizionata da parte della sinistra internazionale. Ci sono così tante ingiustizie nel mondo, e stare dalla parte dell’Ucraina non sembra sempre così attraente. Dopo tutto, non è necessario scavare così in profondità per trovare funzionari pubblici che strumentalizzano la paura e indirizzano l’odio o lobbisti aziendali che sognano di distruggere tutto ciò che è sociale. Allo stesso modo, è facile indicare gli aspiranti neofeudali desiderosi di tenere le frontiere chiuse per non far scappare i loro servi o gli xenofobi della classe media che chiedono l’esautorazione dei residenti dei territori occupati. In modo davvero orwelliano, lo stesso presidente Zelenskyi ha appoggiato inequivocabilmente la potenza occupante di Israele, come se avesse dimenticato che il suo stesso Paese sta soffrendo per le rivendicazioni pseudo-storiche del suo vicino.

È inutile dire che non ci aspetta alcuna solidarietà nei confronti di simili figuri. Ma teniamo presente che oggi si intrecciano molti destini contrastanti. La sinistra dovrebbe agire per i lavoratori! I contadini di Kherson che dissodano il terreno pieno di mine. I macchinisti di Kiev che consegnano i rifornimenti vitali sui treni in panne. Le infermiere sottopagate di L’viv che assistono i malati e i feriti. I minatori russofoni di Kryvyi Rih che lottano per proteggere la loro città natale. I lavoratori edili di Mykolaiv che rimuovono le macerie pericolose per poi di nuovo costruire, mentre lottano per sfamare le loro famiglie. Sostenete loro, la maggioranza invisibile, la cui voce è raramente ascoltata ma che non ha nessun altro posto dove andare. L’establishment, al contrario, dovrebbe essere osservato il più attentamente possibile.

Come fare la propria parte?
Numerose iniziative hanno già messo radici, ognuna delle quali è un esempio di ciò che è possibile fare. Gli sforzi…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore, Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze, le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.