Anche un singolo atto di ribellione civile è Resistenza

Accanto a una Resistenza armata al nazismo c’è stata una Resistenza civile a cui non si è data la giusta importanza. Dai giovani della Rosa Bianca ai coniugi Hampel, dai musicisti della Rote Kapelle a Dietrich Bonhoeffer: non costituirono una minaccia per Hitler ma la loro ribellione al male assoluto fu tutt’altro che inutile. Il loro sacrificio in difesa dell’umano è una testimonianza per il futuro.

C’è un ambito, quello della storia controfattuale che, legittimamente, infastidisce gli studiosi in quanto privo di validità scientifica. La storia non si fa di “se” ma di eventi “accaduti” né le ipotesi possono essere sottoposte a falsificazione. Ciononostante, qualche esperimento mentale, pur nella consapevolezza della sua inverificabilità e inaffidabilità scientifica – e infatti rientra nel filone ucronico della fantastoria – può essere esercizio intellettuale utile per contrastare forme di determinismo “fattuale”.

Famosissimi, tra i romanzi che prospettano la vittoria di Hitler nella seconda guerra mondiale, sono La svastica sul sole di Philip K. Dick e Fatherland di Robert Harris. Che cosa “sarebbe successo se”? è una domanda che molti si sono posti nel corso del tempo. Basti per tanti l’esempio di Max Weber che, riportando l’esempio già avanzato dallo storico dell’antichità, Eduard Meyer, la battaglia di Maratona, del 490 a. C., nella quale i Greci sconfissero i Persiani di Dario, fermandone l’espansione, s’interrogava sullo scenario europeo nel caso in cui il re di Persia avesse avuto la meglio.

Lì, infatti, si aprirono due opzioni per il nostro futuro: la prevalenza di un modello teocratico orientaleggiante o la vittoria del mondo ellenico, con i suoi valori e la cultura di cui siamo eredi. La nostra civiltà occidentale si sarebbe sviluppata ugualmente nella direzione avvenuta se a vincere fossero stati i Persiani? Benché gli storici siano divisi sulla decisività di quella battaglia, rimane valido il giudizio sul fatto che essa aprì a diverse possibilità, una sola delle quali si realizzò.  

È quasi naturale, perciò, il parallelo con la situazione che si creò quando, ormai del tutto occupata e asservita l’Europa, rimase, almeno fino al 1941, la sola Inghilterra a fronteggiare le armate nazifasciste.  

E acquista ancora più valore il ruolo della Resistenza, anzi delle Resistenze che si attivarono ovunque e su cui sempre …

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.