Chiamata al crimine. La letteratura come arma di libertà

Un accorato appello alle donne a uccidere l’angelo del focolare che è in loro per liberare i loro talenti. E un richiamo sul senso della letteratura, che è luogo della complessità e non della cancellazione. Pubblichiamo il discorso pronunciato dalla scrittrice franco-marocchina in apertura del 21mo Festival internazionale di letteratura di Berlino.

Signore, stasera vorrei indurvi a commettere un omicidio. Non avrete bisogno di armi sofisticate per farlo. Prendete qualsiasi cosa a portata di mano. La vostra borsa, una penna con una punta affilata, un ombrello o qualche sasso raccolto da terra. Va bene anche un libro. Dicono che le donne che leggono sono pericolose: è il momento di provarlo. La vittima designata la conoscete bene. Ha vissuto con voi per molto tempo. Ha tormentato le vostre notti insonni. Non abbiate paura, signori: non siete il centro del mondo, e per una volta la cosa non riguarda voi. Restate con noi, siete al sicuro e se lo vorrete potrete anche essere complici di questo omicidio.

La vittima in questione viene da molto lontano; è un fantasma che ci gira intorno, una fantasia che ci divora, un mito che ci ostacola. È bella, è dolce. Come in tutte le storie per bambini, ha una voce chiara come un ruscello e labbra fatte per essere baciate. Ecco come la descrive Virginia Woolf: “Era infinitamente comprensiva. Era estremamente accattivante. Era assolutamente altruista. Eccelleva nelle difficili arti del vivere familiare. Si sacrificava quotidianamente. Se c’era il pollo, lei prendeva l’ala; se c’era uno spiffero, ci si sedeva davanti lei; insomma era fatta in modo da non avere mai un pensiero, mai un desiderio per sé, ma preferiva sempre capire e compatire i pensieri e i desideri degli altri”[1].

Signore, stasera vi invito a uccidere un innocente, a dare la caccia a un angelo. Non beneficerete di attenuanti perché il crimine che vi invito a commettere è ingiusto e spregevole. L’angelo del focolare, come lo chiama…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.