“Non da noi!”. La Germania 15 anni dopo la strage di Duisburg

Il 15 agosto 2007 la ‘ndrangheta italiana provocò un bagno di sangue senza precedenti nella città tedesca di Duisburg. A 15 anni di distanza, in Germania quasi nessuno ricorda la strage. Un’amnesia collettiva che evidenzia la mancanza di consapevolezza rispetto alla diffusione delle mafie italiane.

L’attenzione è una risorsa scarsa. E nell’economia dell’attenzione dei media, temi importanti come la strisciante diffusione in Germania della criminalità organizzata italiana devono competere con altri problemi politici urgenti: la pandemia, la guerra in Ucraina eccetera. E così, spesso in Germania il tema della mafia si perde completamente in questo flusso. Per questo è tanto più importante ricordare oggi, nell’estate del 2022, che esattamente 15 anni fa, il 15 agosto 2007, la ‘ndrangheta italiana provocò un bagno di sangue senza precedenti in Germania. La strage – nota come strage di Duisburg o strage di Ferragosto – fu il risultato di una faida tra clan ‘ndranghetisti e, per un breve periodo, scosse l’opinione pubblica tedesca, che fino a quel momento aveva dato per scontato che la mafia fosse un problema esclusivamente italiano.

La parola chiave in questo contesto, tuttavia, è breve periodo. Nell’estate del 2007 l’argomento suscitò infatti un certo clamore mediatico in Germania, talmente grande era l’agitazione per il fatto che una simile barbarie potesse accadere in territorio tedesco. Ma l’interesse per la ‘ndrangheta in particolare, e per la diffusione delle mafie italiane in generale, si è rapidamente spento. Mentre durante i miei soggiorni di ricerca in Italia mi è stato chiesto più volte della strage di Duisburg– non solo dai colleghi e dagli esperti delle forze dell’ordine, ma anche da semplici cittadini – quasi nessuno in Germania oggi ricorda la sanguinosa estate del 2007.

Indicativo dell’amnesia collettiva dei tedeschi rispetto alla diffusione delle mafie italiane è il tentativo, fallito, dell’associazione “mafianeindanke“ (“mafia no grazie”) di organizzare un evento commemorativo insieme al comune di Duisburg nel quindicesimo anniversario della strage. Il sindaco ha respinto la richiesta ritenendo che l’argomento non fosse di sua competenza. Il comune di Duisburg ha inoltre gentilmente informato l’associazione per e-mail che “oggi, 15 anni dopo, un evento commemorativo di questo tipo non riuscirebbe a raggiungere l’ampio pubblico che auspicate”. Ma l’attenzione dell’opinione pubblica non si “raggiunge”, deve essere attivamente sollecitata. E mentre i responsabili politici della città che è stata direttamente colpita da una sanguinosa escalation di attività mafiose senza precedenti in Germania, non si sentono responsabili di sensibilizzare l’opinione pubblica su questi pericoli, nella lontana Cal…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

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Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.