Trincee di china: la guerra a fumetti

Il conflitto in Ucraina è solo l’ultimo tra i tanti narrati attraverso il fumetto, con racconti reali o immaginari. Eppure ha un peso in più, raro e importante: questa volta, a parlare nelle rappresentazioni della guerra a fumetti sono i testimoni diretti.

“25 febbraio 2022. Quando ci sono le esplosioni, corriamo nel sotterraneo. La cosa più terrificante è che le armi vengono distribuite a chiunque le voglia. Tutti hanno paura delle rapine, non delle esplosioni. Chissà quanto durerà. Ore 17:35: ho deciso di disegnare. Che rimanga almeno un diario per documentare. La paura è passata, sopraggiunge l’accettazione.”
Il 24 febbraio 2022, mentre i carri armati russi si facevano strada nelle regioni orientali dell’Ucraina e i missili cominciavano a piombare sul paese, Olga Grebennik e la sua famiglia erano corsi immediatamente alla ricerca di un rifugio nella loro Charkiv, a pochi chilometri dal confine. Olga e il marito erano accompagnati dai loro due figli, Fëdor di 9 anni e Vera di 4, certamente spaventati dalle esplosioni ma anche tenaci e coraggiosi, e dal loro cagnolino Mikki. Nei sotterranei divenuti improvvisati rifugi antimissili, Fëdor e Vera hanno trovato presto bambini con cui giocare e distrarsi, almeno per i primi giorni. Olga, invece, si è messa a fare quello che sa fare meglio: disegnare. Olga Grebennik, classe 1986, è un’illustratrice: vanta nel suo curriculum diversi libri per i più piccoli, pubblicati da importanti editori con sede nello stesso paese che ora stava attaccando il suo. Dopo otto giorni, Olga ha deciso di fuggire da Charkiv insieme ai suoi figli e attualmente è al sicuro, mentre suo marito è rimasto bloccato in Ucraina a causa della legge marziale. Come si era ripromessa il 25 febbraio, quegli schizzi veloci e impulsivi, realizzati a matita mentre le bombe si schiantavano sopra le loro teste, oppure in fuga, un mezzo dopo l’altro dopo l’altro, hanno infine composto un diario illustrato. “Diario di guerra”, tradotto da Tatiana Pepe e pubblicato da Caissa Editore, è solo una delle tante testimonianze di guerra a fumetti che stanno arrivando dal fronte ucraino.


Rispetto ad altre guerre ancora in corso (e di cui poco si racconta), questa a un passo dai nostri confini è più “visualizzata”. Non solo dai media esterni al paese, accorsi sul posto con i propri reporter, ma anche da chi lì vive: artisti come Olga, attivisti, musicisti, semplici cittadini muniti di smartphone e capaci così di immortalare drammi e difficoltà quotidiane. In breve tempo, la rete è stata inondata di filmati, a volte poco chiari, spesso tragici, di fotografie quadrate e sfocate e di tweet rapidi e dolorosi. In questo susseguirsi di informazioni e testimonianze non si tirano indietro i fumettisti e gli illustratori, come Olga. Se non è il testimone diretto a far trapelare le proprie testimonianze verso l’esterno, c’è chi le affida a qualcun altro. Tra i custodi di queste storie c’è Nora Krug, autrice tedesca con base a Brooklyn. L’illustratrice ha contattato due vecchie amiche: una collega russa e una giornalista ucraina, rimaste note solo con le iniziali, rispettivamente D. e K. Ha raccolt…

Un giovane scrittore fra la Columbia University e Parigi

La testimonianza di uno dei protagonisti della letteratura mondiale che ha vissuto il movimento come studente alla Columbia University. Dopo un breve periodo a Parigi prima del Maggio francese, decisivo nella sua formazione di giovane scrittore,
Paul Auster partecipa all’occupazione dell’università americana, vivendo in prima persona la protesta studentesca. Dall’assassinio
di Martin Luther King agli echi della Primavera di Praga, passando per i tumulti di Chicago, si interroga sulle speranze,
le lotte e gli errori della sinistra americana. Testo originariamente pubblicato sul volume MicroMega 1-2/2018 “Sessantotto!”, che qui condividiamo in omaggio al grande scrittore scomparso il 30 aprile 2024.

Liberazione del lavoro o dal lavoro?

Il lavoro, nella società capitalista, serve solo secondariamente, anzi accidentalmente, a soddisfare veri bisogni umani. La sua ragion d’essere è la realizzazione del solo e unico scopo della produzione capitalista: trasformare cento euro in centodieci euro e così via. Bisognerebbe quindi abolire molte delle attività che si svolgono oggi, e reinventare le altre. Il che si tradurrebbe anche in molto più tempo a disposizione. Rifiutare il lavoro non significa però non fare niente, bensì valutare – individualmente e collettivamente – quali sforzi si vogliono intraprendere, in vista di quali risultati.

Lavoro digitale e sindacalismo: unire le forze quando si lavora da soli

La disgregazione dei rapporti sociali un tempo intessuti sul luogo di lavoro dovuta alla digitalizzazione e all’avvento di Internet ha avuto una ricaduta anche in termini di diritti e tutele. Lavorando da casa o comunque da remoto, spesso da soli, non è certo facile sentirsi parte di una categoria che condivide interessi e rivendicazioni. Ma, per quanto ci si possa sentire atomi isolati e dispersi, spesso abbandonati da uno Stato che non riesce a stare al passo con le rapide trasformazioni del mondo del lavoro attuale, si ha comunque modo di associarsi e farsi valere. A spiegare come sono Giulia Guida e Lia Bruna della CGIL e Mattia Cavani e Giovanni Campanella di Acta, l’associazione dei freelance.